L’apprendimento è quel processo attraverso il quale gli individui arricchiscono stabilmente il loro repertorio comportamentale attraverso l’esperienza.
Come qualunque altro fenomeno naturale, l’apprendimento può essere studiato e descritto da leggi che ne spieghino il funzionamento. La mancata conoscenza di tali leggi non ne limita la portata. In altre parole, che ne siamo consapevoli o meno, le modalità con cui apprendiamo restano le medesime. La natura funziona comunque, a modo suo, a dispetto della nostra ignoranza, non è necessario conoscere il processo della combustione per scottarsi sedendoci sopra una stufa, così come non è necessario saper citare Archimede per farsi un bagno in mare aperto senza affogare.
La conoscenza delle leggi della natura ne permette però lo sfruttamento, gli esempi in tal senso potrebbero essere tanto numerosi quanto pleonastici; il soggetto consapevole può pertanto utilizzare le proprie competenze in tema di leggi dell’apprendimento per indurre il processo di modificazione del comportamento o del pensiero in se stesso o negli altri.
Nell’accezione che vado qui proponendo l'educazione è da intendersi quale tentativo consapevole di favorire l'altrui apprendimento, educare significa aumentare i gradi di libertà di un individuo ampliandone il repertorio comportamentale e cognitivo.
In una visione illuminista, positivista o pragmatista che sia ci si aspetterebbe quindi una massiccia diffusione di pratiche educative improntate alla conoscenza scientifica finalizzate allo sviluppo personale e collettivo, alla crescita del bene comune, all’arricchimento sociale. Ma, guardiamoci attorno, il nostro mondo non funziona così.
Le ragioni di tale iato, fra il come dovrebbe essere nel migliore dei mondi possibili ed il come è, vanno ricercate, a mio avviso, in due principali fattori.
Il primo è l’ignoranza che pesca dal senso comune e dalle tradizioni popolari false credenze che alimentano poi pratiche educative distorte. Condiviso l’obiettivo cadiamo nel metodo. Il secondo è da ricercarsi nella deliberata scelta di chi ben conosce la potenza delle leggi di cui sopra e ne gestisce il potenziale per fini propri.
Il massiccio ricorso alla punizione, castigo, pena, quale presunto metodo educativo rappresenta un esempio ben conosciuto. A tutti i livelli sociali e nelle diverse organizzazioni umane, dalla famiglia alle più complesse articolazioni dei tre poteri legislativo, esecutivo e tanto più giudiziario, il ricorso alla punizione viene esibito come finalizzato alla costruzione del bene comune senza che mai alcuno ne abbia inequivocabilmente dimostrato l’efficacia in tal senso. Nel primo caso vi si ricorre per ignoranza, nel secondo caso vi si ricorre perseguendo obiettivi diversi da quelli del bene comune.
L’antidoto è uno solo ed è costituito dall’istruzione, dalla conoscenza, dal sapere condiviso; ci favorisce nel perseguimento dei nostri alti obiettivi, ci salvaguarda dal degrado impostoci.
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