lunedì 6 dicembre 2010

GIORNATA DISABILI - Una vita normale

Mi chiamo Filippo. Ho partecipato venerdi 3 dic. ad un convegno a Milano sulla disabilità e il mondo del lavoro. Ho avuto il piacere di conoscere Franco ed oggi ho trovato in internet un’intervista da lui rilasciata che mi sembra essere interessante per Mondi Vitali.
Trascrivo:
"Il mio desiderio è che la necessità di essere etichettati per vedere riconosciuti i propri diritti si sciolga in una cittadinanza normale per tutti. È chiaramente un sogno ma, quando si sogna bene, diventa possibile progettare il futuro". In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), il SIR ha parlato con Franco Bomprezzi, giornalista e portavoce di Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità).Una giornata per la disabilità. Sconfitta o momento di riflessione indispensabile? "Non è un fallimento.
È importante che ci sia questa Giornata indetta dalle Nazioni Unite e, se guardiamo al contesto più ampio, lo strumento della Convenzione Onu sulle persone con disabilità assume così una grande visibilità. Sono convinto che la strada da percorre sia proprio questa. Una progressiva emancipazione e attuazione del diritto di piena inclusione sociale. Per questo si tratta di un appuntamento significativo che non deve essere una celebrazione ma l'occasione per ragionare in maniera dignitosa e consapevole, sottolineando anche le tante cose che non vanno".Sul tema dell'integrazione e dei diritti, qual è la situazione in Italia? "Il punto è davvero critico. Il movimento delle persone con disabilità è ormai molto bello ed articolato in Italia ma stiamo vivendo una fase, in buona misura determinata dalla crisi economica mondiale, che sta comportando un ripensamento delle politiche di welfare. Per certi aspetti è una scelta opportuna, perché la spesa sociale andrebbe sempre monitorata e pensata rispetto al territorio. Però non si può dimenticare che i diritti e i bisogni delle persone sono uguali da Nord a Sud, da Est a Ovest. Ci devono essere dei parametri chiari e ben definiti. Alcuni provvedimenti cardine, come la definizione dei livelli essenziali di assistenza, sono sempre stati rinviati o disattesi. Nel momento in cui c'è bisogno di contenere la spesa pubblica in maniera consistente, queste scelte diventano prioritarie. È necessario invertire rotta. Cambiare le politiche sociali in base all'alternanza politica, non va bene".Quale sostegno al welfare è assicurato dallo Stato? "In quest'ultimo periodo, ci sono state scelte che in prospettiva si riveleranno dannose perché si accompagnano ad un effetto moltiplicatore indotto dai tagli nei trasferimenti alle Regioni. Le politiche di welfare, assistenza domiciliare e i servizi ad esse connessi sono erogati sostanzialmente su finanziamento regionale e di enti locali. Non è stato soltanto tagliato il Fondo nazionale per le non autosufficienze, decurtato il Fondo delle politiche sociali, ridotto il 5 per mille. All'origine di tutto, c'è il trasferimento degli investimenti nel sociale dallo Stato alle Regioni. Avremmo, nelle prossime due stagioni, degli effetti negativi che per ora non possiamo nemmeno quantificare".Cosa impedisce ancora una piena inclusione sociale alle persone con disabilità? "La situazione è molto variegata. Ci sono evidenti aperture e conquiste in termini di pari dignità, inclusione e comunicazione come nel mondo dello sport per persone disabili, che sta avendo una visibilità sempre maggiore. Anche la cultura nei confronti delle persone con disabilità intellettiva si sta lentamente modificando. Accanto a queste linnee di tendenza positive, quasi per reazione, si stanno però verificando fenomeni regressivi molto preoccupanti. Nel mondo della scuola, tra gli altri, l'inneggiare da più parti alle scuole speciali e a percorsi separati è un segnale inquietante. Inoltre bisogna stare attenti al linguaggio. Ad esempio, sta tornando l'utilizzo della parola 'invalido' come etichetta associata ad un'idea di peso e problema che non identifica invece la parte buona della società".La pari dignità sociale per tutti i cittadini è garantita dalla Costituzione. Nella realtà di tutti i giorni, però, le cose non vanno sempre così. Si avverte l'esigenza di un'attenzione educativa in materia di handicap? "La questione educativa è fondamentale. Nel mondo dei giovani, la disabilità non è un tema all'ordine del giorno. Basti pensare al ruolo del servizio civile che, fino a pochi anni fa, era una delle esperienze più forti di conoscenza e avvicinamento. La disabilità, infatti, è una risorsa culturale anche per quelle competenze cha aiutano a vivere meglio nella nostra società. Penso a quanto potrebbero dare le associazioni che si occupano di disabilità visiva o uditiva in termini di comunicazione, in una società multietnica come la nostra nella quale sarebbe fondamentale trovare soluzioni comunicative per tutti. Quello che manca, in questa fase, è la consapevolezza che la disabilità oggi non è un mondo a parte".Qual è il suo sogno per il futuro delle persone disabili? "Ho il sogno di poter vivere una vita normale. Non avere più bisogno di parlare di disabilità. Far sparire i simboli, anche visivi, che ancora dominano. Pensiamo che oggi tutto passa attraverso l'ostensione dell'emblema della carrozzina, anche per chi non è disabile motorio. Quel simbolo lega tutti ad un'evidente diversità per vedere riconosciuti i propri diritti. È questo il grande paradosso".
a cura di Riccardo Benotti - SIR

1 commento:

  1. Grazie per il post.
    Mi hai fatto venire in mente una cena a tema a cui ho partecipato venerdì sera.
    Siamo seduti in tanti al tavolo, c'è anche Sandro, il papà di Alberto.
    Alberto ci raggiunge più tardi perchè è rimasto a giocare con gli amici.
    Ha il corpo di un adolescente e il comportamento di un bambino delle elementari, appena arriva al tavolo scende il silenzio.

    Chi non lo conosce sente che c'è qualcosa che non va e si zittisce: l'anomalia spaventa, imbarazza e incuriosisce.
    Il clima del tavolo si è raffreddato.

    Sandro, poco dopo, prende e ci saluta.

    E io? Ho semplicemnte lasciato che la temperatura si raffreddasse.
    Non ho fatto niente di speciale.
    In effetti non ho fatto proprio nulla.

    Anche questa è una piccola discriminazione...

    RispondiElimina