martedì 11 gennaio 2011

LA MIA MELA E QUELLA DEL VICINO


Tutti pronti a sparare sentenze: da noi non funziona così, ai miei tempi non era così, nella mia famiglia non è così, nel mio condominio, nella mia scuola, nella mia azienda,… c’è chi porta la verità assoluta e chi invece ci ragiona su.
Può infatti risultare privo di senso, oltre che fuorviante e pericoloso, considerare gli aspetti educativi, sia teorici che metodologici ed applicativi se isolati dal contesto storico e culturale nel quale si inseriscono, dal quale sono generati e che contribuiscono a definire.
È un processo temporale a spirale in evoluzione continua nel quale siamo necessariamente coinvolti e che non ci permette di formulare giudizi se non dalla condizione dinamica e relativa nella quale ci troviamo. Così perde di valore un giudizio a posteriori su accadimenti passati perché inserito in un quadro creato con riferimenti a criteri diversi da quelli vigenti a suo tempo. Fondamentale oltre che imprescindibile è comunque la riflessione storica che però non può non tenere conto dello scorrere del tempo e dei cambiamenti occorsi.
Stesso discorso vale per l’altra categoria fondamentale di riferimento: lo spazio. Atteggiamenti, oltre che culture distanti dalla nostra, fisicamente oltre che cognitivamente, necessitano per essere accettate o rifiutate, comunque comprese, di una apertura mentale che vada oltre la pretesa di formulare giudizi assoluti.
La capacità di creare nuove soluzioni di adattamento per i nuovi ambienti biosociali è ciò a cui deve mirare l’attività educativa che voglia fare del cambiamento la sua forza intrinseca. Resistenze a tale inarrestabile processo di evoluzione, scevro comunque da qualsiasi riferimento teleologico, sono destinate storicamente a soccombere. Il processo di acculturazione e di trasmissione della cultura segue nel suo evolversi le leggi lamarckiane dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti con una ricaduta a valanga di accrescimento esponenziale, necessariamente sempre più marcato, di conoscenze acquisite dalle generazioni passate sulle attuali, a differenza dell’evoluzione genetica darwiniana per selezione naturale, necessariamente più lenta anche se ugualmente afinalistica. Tali conoscenze accumulate sono la base sicura, punto di partenza per le tappe successive dell’inarrestabile e necessario viaggio dell’uomo nello spazio e nel tempo.

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