lunedì 23 aprile 2012

IL MIO SINDACO IDEALE: PARRESIA E NON SOLO




Il compito che ci attende, se vogliamo accompagnare l’elezione della nuova Amministrazione Comunale di Crema, consiste dal mio punto di vista, nell’analizzare e comporre una visione articolata della società, senza abbandonarci a proiezioni disfattiste, assumendo i problemi sociali, politici ed economici nella loro completezza, evitando banalizzazioni o pressapochismi, letture populiste o parziali, il cui unico risultato sarebbe l’ulteriore penalizzazione dei piccoli, dei senza voce, degli esclusi e il rafforzamento degli egoismi individuali, corporativi o lobbistici che dir si voglia. Mettiamo l’asse del baricentro al posto giusto.
Credo che potremmo con-dividere la stessa esortazione alla vigilanza. Vigilare prima e soprattutto dopo l’elezione del Sindaco, con un convinto sforzo di discernimento/riflessione che muova dalla consapevolezza della centralità del valore della persona. E tutti i candidati in questi giorni lo hanno sostenuto… ma poi la traduzione?
Possiamo ripensare il nostro modus vivendi riflettendo sul vissuto personale e comunitario cremasco rispetto ai grandi processi in atto. Proprio perché tutto è più vicino: la realtà dell’incontro e conseguentemente del conflitto ci accompagna quotidianamente. Siamo immersi nelle reti del bene e del male che potrebbero consentire rapporti permanenti di alleanza ma anche formulazioni d’interessi di parte, che prendono già oggi, troppo spesso, il sopravvento sul bene comune. Tra i candidati sindaco l’area cattolica è ben rappresentata. Paolo VI diceva che “la politica è una maniera esigente - ma non la sola – di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”. Queste parole rappresentano una forte provocazione nei confronti di chi ha ridotto la politica a funzione, interesse di parte o mestiere che dir si voglia. Ma è anche una sferzata a tutti noi che crediamo di venir meno all’impegno sociale definendo tutto ciò che è politico come qualcosa di losco; in realtà, un alibi al nostro disimpegno e alla nostra mediocrità. Il senso dell’attenzione verso la polis deve spingerci ad appassionarci nuovamente degli altri e del loro destino. Subordinare, come troppo spesso accade anche da noi, la politica agli interessi di questa o quella fazione, è davvero un male imperdonabile; creare invece legami ed azioni solidali senza piegare (=privatizzare) le risorse accuendo così la distanza con i bisogni delle persone.
Mi piacerebbe sentire in chi ci governa l’espressione di una tenerezza nella pratica del principio di sussidiarietà. La sfida sta proprio nel ricomporre armonicamente gli interessi individuali con quelli della società, per ridare alla gente il diritto di cittadinanza che non si esprime solo nell’eleggere il sindaco o nel pagare le tasse. Ricercare nuovi stili di vita a livello personale e comunitario che possano esprimere la politica dal basso, ridando compattezza ad un tessuto sociale lacerato un po’ a tutte le latitudini. Ciò deve tornare ad essere l’elemento centrale per la produzione del ‘ben-essere’ delle persone e per la società: luogo di speranza per un futuro davvero sostenibile.

Ancora un elemento qualificante ‘ il mio sindaco ‘. Apro e traduco un pensiero complesso.
Dobbiamo uscire da noi stessi, fermamente convinti che occorra la parresia dei tempi difficili.
Parresia intesa come coraggio di osare: la coraggiosa franchezza di dire e testimoniare fattivamente i valori in cui si crede senza riduzioni e compromessi; di ri-innovare la stratificazione del ‘si è sempre fatto così‘; essere reattivi di fronte ai fenomeni che caratterizzano la società senza stare alla finestra a guardare ma osando e forse pagando di persona.
Da ultimo. Ho sentito poco in questi mesi nel dibattito cremasco sottolineare l’importanza e la decisività della squadra di governo cittadino che collabora con il sindaco. Rimane volutamente in ombra per ragioni di strategia elettorale ma la qualità del ‘ mio sindaco ideale’ si misura anche su questa scelta di giocatori che scendono in campo preparati, competenti e disinteressati…al proprio tornaconto. E’ il concretizzarsi del riconoscimento della diversità come fattore che promuove reciprocità ed integrazione.

                 Luciano Ricci

Nessun commento:

Posta un commento