domenica 29 gennaio 2012

NON GIOCARE, VINCI!

E’ allarme dopo il nuovo record che i giochi d’azzardo hanno registrato a fine 2011, soprattutto in Lombardia. La febbre da gioco è sempre più diffusa tra gli italiani e, in particolare, tra i cittadini lombardi, perché aumentando i giocatori responsabili, non solo cresce il numero dei giocatori patologici, che sull'altare della Dea Bendata, sacrificano risparmi, matrimoni, relazioni affettive, ma si allarga anche la quota degli indebitati che sperano nel colpo vincente per uscire dai guai e aggravano così la loro situazione. I dati sono diffusi da Agicos. 
Secondo le stime dell’agenzia specializzata in giochi d’azzardo, il bilancio del 2011 si è chiuso con una raccolta complessiva di oltre 76 miliardi, superiore del 23,9% rispetto all'anno precedente (61,5 miliardi giocati). Gli italiani hanno speso in media oltre mille euro tra scommesse, concorsi e giochi on line, una media molto alta che pone l’Italia fra i paesi al mondo dove il gioco assorbe più risorse. Il fenomeno, inoltre, è particolarmente radicato in Lombardia. Nel 2011, infatti, è Milano la città in cui si è giocato di più con una raccolta pari a 5,6 miliardi di euro, seguita da Roma e Napoli. E Pavia è la capitale italiana degli scommettitori con una spesa pro capite che nella provincia arriva poco sotto i 2.900 euro, oltre il doppio della media italiana. Stante questa situazione, non stupisce la recrudescenza di fenomeni patologici legati al gioco d’azzardo, ma anche la pratica di chi si affida alla Fortuna nell'illusione di ripianare i propri debiti, finendo invece per aggravarli.
Gli esperti del settore ci dicono alcuni dati allarmanti. Le situazioni d’indebitamento riscontrate nelle famiglie sono dovute per il 40% a spese o voluttuarie o eccessive rispetto al reddito, per il 30% alla perdita o alla riduzione del lavoro, per il 15% al sopraggiungere di malattie. Ma esiste anche un 15% che non è più riuscito a far quadrare i conti proprio a causa del gioco d’azzardo. Tendenza tra l’altro che è cresciuta proprio negli ultimi anni. Secondo gli operatori del settore solo nel volgere degli ultimi 12 mesi c’è stato un incremento del 50% degli indebitati a causa del gioco. 
Negli studi sul tema delle dipendenze compare spesso il termine “nuovo”. Si è parlato di “nuove” droghe alla fine degli anni novanta, intendendo le anfetamine che venivano immesse sul mercato, dopo i decenni caratterizzati dalla problematica diffusione dell’eroina; si parla adesso di “nuove” dipendenze, per indicare comportamenti problematici, nei quali però non è presente una sostanza psicotropa a fare da catalizzatore di un comportamento. 
Molti comportamenti problematici attuali si rifanno a consumi (di sostanze e/o di eventi) che non presentano caratteristiche di trasgressione o di illegalità, ma risiedono in stili di vita e aspetti di vissuto quotidiano: il modo di trascorrere il tempo libero, alcune modalità ludiche – come i giochi “di azzardo” – che hanno origini lontane nel tempo e spesso non distinguibili da abitudini tradizionali; lo shopping, indotto e auspicato dal contesto sociale, e infine, l’utilizzo di strumenti utili e spesso indispensabili come la navigazione sul web. 
In questo ultimo caso abbiamo assistito, in un lasso di tempo relativamente breve, al dispiegamento di tutte le ambiguità possibili di un mezzo di comunicazione di massa: l’emarginazione di individui che non possono accedervi, la maggiore facilità della vita quotidiana prodotta dal suo uso (accessibilità di notizie, documenti, semplificazione nei rapporti informali e formali-burocratici, possibilità di conoscenza in tempo reale dei cambiamenti, possibilità di diffondere movimenti e azioni collettive...) ma anche la pericolosità di un uso distorto e/o non consapevole. 
Lo Stato, in queste dipendenze, contribuisce non poco, così come per l’uso delle sigarette.

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