Passato il Natale, ad una
ragionevole distanza di sicurezza da pacchettini, lucine e discutibili
messaggini di auguri, più o meno segnato dagli effetti della macchina della felicità, sento la
necessità di rilanciare una speranza.
Per me infatti Natale e speranza sono
sinonimi anche se non sempre, devo ammettere, mi riesce di trarne le relative
conseguenze. Ma speranza di cosa? Speranza, mi sento di dire, di potersi soffermare su qualcosa di piccolo
ed apparentemente insignificante, in alcuni casi addirittura scomodo,
imbarazzante, sfigato ma di fatto vincente e nel lungo periodo rivoluzionario.
E’ una speranza che tante volte nelle storie di vita delle persone, se ha la
forza di superare lo scoglio iniziale della insignificanza, ho l’impressione si
trasformi in evento concreto, in passaggio:
un amore che nasce, una amore che si ritrova, un dolore finalmente accolto, una
ferita rimarginata, una nuova pace e così via.
Oggi alcuni di questi passaggi
sono strettamente correlati alla situazione storica che stiamo vivendo e che è
possibile toccare con mano in modo diretto, senza dover passare dal filtro dei
media con tutte le complicazioni che ne derivano: uomini e donne senza lavoro
da mesi, famiglie sfrattate e sfaldate anche nelle relazioni, aziende che
chiudono, in un generale clima di depressione che non consente di intravedere
la luce fuori dal tunnel.
Così ritrovare una casa può non solo significare la
irrinunciabile possibilità di avere un tetto sopra la testa ma anche ritrovare
un clima di pace e affetti di cui ognuno ha diritto; e allo stesso modo
ritrovare una occupazione oltre a
consentire un fondamentale ritorno ad una autonomia materiale ha l’immediato
effetto di restituire quella dignità e quel senso di partecipazione alla
co-costruzione della società che è tutelata dalla nostra costituzione.
Un altro Natale è passato: potrebbe semplicemente rivelarsi come la
prosecuzione, ancora un po’ più buia, del trend degli anni precedenti; ma
potrebbe anche essere il rinnovo di questa speranza attraverso l’individuazione
concreta di un nuovo seme, invisibile ai più: una famiglia segnata da un evento
positivo, un vicino a cui offriamo sostegno e vicinanza, un amico che si offre
a noi, una nuova idea, una nuova visione, un nuovo progetto politico.
Come nel classico ed
intramontabile racconto “Canto di Natale” di Charles Dickens abbiamo bisogno di
guardare al passato ed al presente per scongiurare gli spettri ed i fantasmi
del Natale futuro, alimentare la speranza attraverso esperienze vive capaci di
dare densità ai nostri buoni propositi.
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