Da poche ore Stefania Bonaldi,
neosindaco di Crema, ha ufficialmente presentato la giunta che per cinque anni
avrà l’onore e l’onere di affiancarla nella amministrazione della città; già si
odono i primi commenti, di plauso in alcuni casi e di perplessità e scontento,
come ovvio, in altri. L’aspetto a mio avviso più interessante non è tanto
l’entrare nel merito dei suddetti commenti od offrirne di nuovi (il mio ad
esempio) bensì esaminare il difetto di fondo di alcune critiche che sono una
metafora del quadro nazionale e non riescono a celare una certa ipocrisia. La
“novità” di tutta la campagna elettorale di Bonaldi è stata rappresentata non
solo dal forte accento sulla partecipazione della società civile (tramite, per
esempio, l’Officina) ma anche dalla promessa che questo stile avrebbe poi
trovato una corrispondenza concreta nelle sue scelte: in molti (anche chi
scrive) erano in attesa di comprendere se davvero questa volta una promessa
elettorale, peraltro elemento fondante di tutta la campagna di Bonaldi, avrebbe
avuto la forza di compiersi senza soggiacere ai diktat di partito (che questa
settimana mi risulta siano stati nel migliore dei casi…“insistenti”), nel
tentativo di inaugurare una stagione nuova a fronte di un quadro di crisi
economica e sfiducia nella politica senza precedenti. Su tutte la critica che
mi ha maggiormente colpito è il fatto che nei criteri di scelta di questa
giunta ci sarebbero i germi dell’antipolitica, la stessa accusa quindi che
viene mossa ai grillini in tutto il paese; ma che cosa si intende davvero per
antipolitica? A quali fatti, gesti, atteggiamenti la si vuole attribuire? Nel
caso dei grillini (che qui a Crema ho conosciuto e tutto mi sembrano meno che
pericolosi sovversivi, anzi credo faranno bene in consiglio) il riferimento è
l’essere “contro” i partiti tradizionali mentre in quello del neosindaco,
immagino, l’aver respinto con forza la corsa/richiesta alle poltrone scegliendo
invece una logica di rappresentatività, competenza, appartenenza alla società
civile.
Mi chiedo tuttavia da tempo ed
insistentemente se non sia antipolitica non tanto dare voce, nei modi che la
democrazia prevede e consente, ai cittadini ma prendere gli stessi per i
fondelli agitando di facciata le bandiere della trasparenza per poi perpetrare
i soliti giochi/ricatti per passare all’incasso piuttosto che, soprattutto a
livello centrale, gestire con diabolica disinvoltura denaro pubblico, spartirsi
nomine in cambio di favori con tutto l’indecente campionario che ha
contraddistinto gli ultimi anni; troppo facile criticare Grillo (di cui non
approvo lo stile ed alcuni contenuti) o
i tentativi di modificare e far evolvere anche lo stile dei partiti riattivando
censure e ridicoli bavagli ideologici che mettono solo in mostra la pochezza di
certa politica ed il timore di vedere svelati/demoliti alcuni monoliti (persone
e modi) che per troppo tempo ci hanno tenuto imprigionati. Il tempo ci dirà se
Bonaldi ha compiuto le scelte giuste sui nomi dei singoli assessori ma già ci
dice, a mio avviso, che ha tenuto fede alla sua scelta fondante e che la nuova
giunta parte in questo senso con il piede giusto, premiando la scelta della
partecipazione civile, dei nomi (quasi) nuovi, della discontinuità a fronte di
un consiglio comunale che, occorre ricordarlo, non ha saputo rinnovarsi più di
tanto e ripropone alcune facce/stili che lo avvicinano all’antipolitica (intesa
come ostruzione al rinnovamento) molto più di quanto si possa pensare.
E infine una sfida: ma la vera
innovazione, il passaggio successivo a questa inversione di stile, non potrebbe essere presentare ai cittadini
la squadra di governo prima delle elezioni?!
A seguito degli incontri con Bonaldi, la Federazione della Sinistra ha presentato due candidature di non iscritti ai partiti della federazione, una donna under 30 con un curriculum invidiabile ed un piccolo imprenditore under 50 con esperienza di assessorato all'ambiente e alla cultura in un piccolo paese del territorio. Bonaldi, in nome delle competenze ha assegnato l'assessorato al PGT ad un laureando in giurisprudenza, e quello al Bilancio ad una persona che fino a pochi mesi fa era iscritta a Futuro e Libertà. L'antipolitica consiste nell'escludere pregiudizialmente uomini e donne di specchiata onestà, impegnati da anni, senza alcun tornaconto personale, in politica e che esprimono valori di un'area che ha significativamente contribuito alla vittoria. Infine la discriminazione vera non è stata verso "i partiti" perchè il PD, in modo diretto o indiretto, è ben rappresentato. La nostra esclusione è tutta politica perchè non si è voluto dare spazio a idee non sempre in sintonia con quelle del PD.
RispondiEliminaSe un partito presenta dei candidati di valore, che rispondono ai requisiti che il sindaco stesso ha indicato, non tenerne conto rappresenta un'esclusione deliberata.
Grazie Mario, sei l'unico che ha dato una risposta in tema, senza svicolare. Più si parla chiaro più ci si capisce.
EliminaNella scelta di questa giunta non vedo antipolitica, anzi ce nè fin troppa. La critica nasce dal fatto che se la scelta doveva essere fatta su persone non iscritte a partiti, queste dovevano almeno avere dei curriculum di competenza e " talento " indiscutibili. Io non vedo nella scelta di un giovane laureando in giurisprudenza ad assessore all'urbanistica, nè la competenza, nè l'antipolitica, nè il talento. Non penso che la scelta di Maria Beretta, sia derivata da antipolitica, anzi. Per cui o l'una o l'altra. La verità è che questa giunta è la risultante di scelte ( volendo essere buoni ) tra un partito ed il sindaco, lasciando tutti gli altri a fare da settatori. Ovviamente tutti possiamo sbagliarci e la risposta sarà data dal lavoro del sindaco e della giunta, ma il " buongiorno " si vede dal mattino e questo è tutt'altro che un "buongiorno Crema ".
RispondiEliminaLeggo questi commenti e ammetto di non conoscere a fondo la questione e le persone prese in causa (a parte la prof.ssa Beretta, che ho conosciuto dall'altra parte della cattedra e che stimo come insegnante).
RispondiEliminaSu una cosa però mi trovo sicuramente concorde con Massimo: scegliere la giunta prima delle elezioni sarebbe un bel cambiamento e un segno di discontinuità con la prassi politica in uso. Se la logica è quella della preparazione, non dovrebbero esserci ostacoli a scegliere gli assessori prima. Giusto?
Qualcuno degli attuali "scontenti" lo ha proposto prima delle elezioni?
(è una reale domanda, non è una domanda retorica)
Vero, sarebbe stato interessante proporre la squadra prima delle elezioni ma non sarà mica che la candidata sindaca voleva pesare prima il risultato elettorale di chi l'appoggiava?
RispondiEliminaQuella del pesare il risultato è una logica ormai consolidata nella politica locale. Ha un suo senso, non lo metto in dubbio. Ma se la discriminante nella scelta degli assessori viene dichiarata essere la preparazione non vedo ostacoli a farlo prima delle elezioni, altrimenti vuol dire che stiamo coprendo l'appartenenza politica con una patina di tecnicismo.
RispondiEliminaL'alternativa possibile sarebbe quella di proporre una rosa di candidati e fare una sorta di sondaggio pubblico sul gradimento della squadra di governo. Ma forse risulta troppo complesso: qualcuno conmosce delle esperienze simili?