giovedì 6 gennaio 2011

2011: ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO


Riportiamo un altro contributo per la riflessione sui temi dell'Anno Europeo del Volontariato. Di seguito un articolo di Antonio Nanni pubblicato su www.benecomune.net.

"Mentre volge al termine l’Anno europeo 2010 della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, cresce l’attenzione per il 2011, Anno europeo del volontariato. Nel documento di indirizzo per l’Italia si stabilisce il quadro delle motivazioni, gli obiettivi e le coordinate generali delle azioni da intraprendere. Si sottolinea in particolare come secondo la Carta dei valori del volontariato “la gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile”.
In questa luce risulterebbe dunque riduttivo misurare l’apporto dei volontari solo in termini di valore economico (5% del PIL, secondo le stime ufficiali). Ciò che deve essere valorizzato è invece l’apporto qualitativo, di innovazione e sperimentazione sociale che l’azione volontaria produce. Tra i molteplici aspetti positivi del volontariato si segnalano infatti l’occupazione, l’inclusione sociale, il rapporto fra le generazioni e il sostegno agli strati emarginati della popolazione. Va inoltre riconosciuto il ruolo del volontariato come agente di cittadinanza attiva e di democrazia partecipativa e il suo impatto sullo sviluppo delle politiche attive del welfare.Come è noto in Italia il volontariato è disciplinato dalla Legge quadro sul volontariato n. 266 del 1991, ed è una delle forme organizzative presenti nel terzo settore. Per questo sarebbe veramente interessante se tutto l’associazionismo (in particolare quello cattolico) si facesse promotore di iniziative finalizzate a coniugare sul piano educativo e culturale i due temi del dono e del volontariato alla luce della Caritas in veritate di Benedetto XVI, secondo cui la logica del dono dovrebbe entrare nel mercato e superare la sola logica mercantile. L’obiettivo è quello di civilizzare l’economia e di andare oltre la dialettica mercato-Stato, creando nuove forme di democrazia, partecipazione, redistribuzione e socialità nell'attività economica. Nell’enciclica vengono infatti esplicitamente elogiate le attività non profit, anche al di là del cosiddetto Terzo Settore e si avanza l’auspicio che «l’intera economia e l’intera finanza siano etiche» (n. 45). 

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