lunedì 16 maggio 2011

WELFARE: MAGGIORI RISORSE ... OPPORTUNITA' PER TUTTI

Il 10% delle famiglie italiane piu' ricche detiene il 45% della ricchezza complessiva. E' quanto emerge dall’ultimo bollettino statistico della Banca d'Italia mostrando come la distribuzione della ricchezza e' caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all'opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata.
Alla fine del 2008 la meta' piu' povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento piu' ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva. L'indice di Gini, che varia tra 0 (minima concentrazione) e 1 (massima concentrazione), risultava pari a 0,613, sostanzialmente in linea con quello osservato nel 2006.
Il numero di famiglie con una ricchezza netta negativa, alla fine del 2008 pari al 3,2 per cento, risulta invece in lieve ma graduale crescita dal 2000 in poi. Secondo le stime disponibili, nel confronto internazionale l'Italia registra un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie piuttosto contenuto, anche rispetto ai soli paesi piu' sviluppati.

Nonostante la crisi economica, le famiglie italiane continuano a mostrare un limitato indebitamento, specialmente in rapporto ad altri paesi. Secondo il bollettino l'indebitamento delle famiglie italiane in media e' pari al 78% del reddito disponibile lordo (in Germania e in Francia esso e' circa del 100 per cento, mentre negli Stati Uniti e in Giappone e' del 130 per cento).
Le famiglie italiane sono in media tra le piu' ricche al mondo. Secondo Bankitalia a fine 2008 la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a 7,8 volte il reddito disponibile lordo, rapporto in linea con quello della Francia (7,5) e del Regno Unito (7,7), lievemente superiore a quello del Giappone (7), e significativamente superiore a quello del Canada (5,4) e degli Stati Uniti (4,8). Le attivita' reali detenute alla fine del 2008 dalle famiglie italiane erano pari a 5,4 volte il reddito disponibile, un valore di poco inferiore a quello della Francia (5,7), in linea con quello del Regno Unito (5,2), ma superiore a quello degli Stati Uniti (2,2), del Canada (3,3) e del Giappone (3,4).
Si conferma per l'Italia una maggiore propensione all'investimento immobiliare, che riflette tra l'altro una struttura del sistema produttivo che vede la preponderanza delle microimprese familiari, per le quali gli immobili sono anche capitale d'impresa. Alla fine del 2008 le attivita' finanziarie delle famiglie italiane risultavano pari a oltre 3 volte il reddito disponibile, un rapporto inferiore a quello di Giappone, Stati Uniti, Regno Unito e Canada ma superiore a quello di Germania e Francia. Va peraltro ricordato che nei paesi anglosassoni la relativa minore rilevanza del sistema pensionistico pubblico implica un maggior investimento in riserve tecniche di assicurazione.
Secondo studi recenti, la ricchezza netta mondiale delle famiglie ammonterebbe a circa 160.000 miliardi di euro. La quota relativa all'Italia sarebbe pertanto di circa il 5,7 per cento; tale quota appare particolarmente elevata se si considera che l'Italia rappresenta poco oltre il 3 per cento del PIL mondiale e meno dell'1 per cento della popolazione del pianeta. L'Italia appartiene alla parte piu' ricca del mondo, collocandosi nelle prime dieci posizioni tra gli oltre 200 paesi considerati nello studio, in termini di ricchezza netta pro-capite. Il 60 per cento delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 90 per cento delle famiglie di tutto il mondo; quasi la totalita' delle famiglie italiane ha una ricchezza netta superiore a quella del 60 per cento delle famiglie dell'intero pianeta.
Nel post precedente del 2/5 si diceva: …“Molto probabilmente non si tratterà di gestire di più o di disporre di maggiori finanziamenti, ma la sfida sarà sviluppare competenze e modelli che permetteranno di "ricomporre" le risorse sul campo in un quadro d'insieme e che sapranno tenere in considerazione i problemi e le potenzialità che caratterizzano un territorio.” Ebbene da tempo condivido e ora rafforzo con convinzione quella che penso possa essere una leva strategica decisiva per affrontare il grigiore paralizzante di questi tempi, allargare i confini nelle nostre miopi visioni e delle nostre progettualità asmatiche con risorse/famiglie che hanno tanto e possono diventare davvero opportunità per molti. Docet Banca d’Italia. Uno spot pubblicitario diceva: basta poco che ce vuole !!!  E’ giunto il tempo di prenderne atto, non ci sono più scuse.

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