martedì 17 maggio 2011

LIBERTA' E LIBERTA' DI SCELTA

Ascoltando l'intervento a Oxford di Barry Schwartz, sul paradosso della scelta, mi sono venute spontanee un paio di riflessioni. La prima: lui parla di un mondo che è quello anglosassone, dove la società industriale moderna ha portato prima che da noi i "supermercati" della scelta. I suoi paragoni con i beni di largo consumo sono molto esplicativi di un disagio che spesso attanaglia tutti: quale scelgo, che cosa mi aspetto dalla scelta (sempre troppo), mi pentirò della mia scelta (sicuro)? Meglio avere meno scelta, meno aspettative, meno rammarico poi.
La seconda: noi viviamo in un mondo che non è quello anglosassone, quindi siamo ok! Dovremmo avere una serie di vantaggi, meno ansia da libero arbitrio e qualche comodità da "scelta già fatta" per noi. Perchè mai rammaricarmi con me stesso gli altri hanno scelto per me?
Così mi è venuta davvero l'ansia. Ho pensato a quale sia la nostra libertà quando scegliamo una scuola elementare, media, superiore, un'università, un ospedale dove farci curare, uno sport da praticare, una professione, un corso per poter sviluppare le nostre attitudini anche come hobby, un amico, un'associazione a cui dedicare un po' del nostro (già poco) tempo, una casa, una relazione, un matrimonio, un animale domestico...insomma, mi sono accorta che spesso non ci sono grandi scelte. 
In effetti non ci sono grandi opportunità in questo nostro paese. Se non sei nel posto giusto e con il nome giusto, se non hai il denaro giusto e le conoscenze giuste, se sei un talento ma non hai qualche se di prima (e sei intraprendente) te ne sei andato all'estero. Oppure accetti le scelte di altri, ridimensioni le tue aspettative, vivi nella spesso comoda frustrazione di chi si deve accontentare e stare contento. Dove si trova la libertà di una donna che deve ancora scegliere fra carriera e maternità? Dove si trova il punto da cui parte l'ascensore sociale, fermo e arrugginito da troppi anni in questo nostro paese? Dove si trova la libertà per quel 29% di giovani disoccupati di potersi realizzare nel lavoro e nella vita? Non qui, almeno per ora.
Caro Professor Schwartz, dice cose giuste ma qui noi di scelta non ne abbiamo granché (escludendo i telefoni cellulari), di grandi premi al merito nemmeno, di frustrazioni e rammarico tanto perché le nostre scelte sono scelte ma non nostre.
E non servono professori per farci capire che è nostra responsabilità riprenderci il diritto di scegliere.

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