venerdì 22 marzo 2013

BOCCATE D'OSSIGENO


Proviamo a mettere al centro dell’attenzione l’apparato respiratorio con i suoi organi e analizziamo la respirazione nella sua intima relazione con il vissuto emotivo e nel suo significato più ampio di momento di congiunzione, nell’uomo, tra corpo fisico e spirituale. Il desiderio e le emozioni pulsano dentro al petto e, se non respiriamo liberamente, il cuore non può sentire né desiderare, rimane oppresso. “L’esperienza viva” è quindi cardiopolmonare, in quanto polmoni e cuore sono intrinsecamente collegati e la loro funzione primaria è una sola: assorbire e distribuire l’ossigeno e con esso “spirito e vita”, in tutto il corpo.
Già dai tempi più remoti le parole relazionate con l’aria, l’atmosfera, o la  “respirazione” sono le stesse usate per descrivere concetti religiosi. Per esempio, in alcune lingue antiche come il greco o il latino le parole aria, vento, soffio, sono le stesse che esprimono idee come Vita, Spirito, Dio…

Mi è venuto questo accostamento di mondi diversi a seguito di eventi accaduti in questi giorni. Mi spiego.
Ieri sera ho partecipato ad un interessante incontro organizzato dall’Associazione I GIRASOLI di Crema, all’interno del Progetto ‘Prolunghiamoci’, con al centro la famiglia della persona disabile.
Eravamo un gruppo di venti persone, molti genitori. Ho ascoltato, come sempre, testimonianze vere, storie sudate, parole da tanti anni masticate amaramente, dignità che custodiscono gelosamente tesori di umanità:
 “sento la solitudine di essere padre” – “..la fatica quotidiana dei fratelli e sorelle” – “è per troppo amore, per troppo bene” – “vivo nella trepidazione del dopo di noi” – “avrei voluto ricevere più coccole da mia madre invece erano rivolte sempre a mia sorella perché ammalata” – “è meglio essere genitore felice part-time piuttosto che full-time ma infelice” – “la disabilità di mia figlia è lieve agli occhi degli altri, ma per noi è sempre grave” – “cerchiamo sempre aiuto all’esterno, una mano che allevi, che apra una prospettiva di autonomia” – “la delicatezza delle storie famigliari vanno sempre rispettate perché originali” – “quando è arrivata la diagnosi è stato atroce metabolizzare la sofferenza, la ferita indelebile, dolore, rabbia..”
L’altro accadimento a Roma con Papa Francesco, l’uomo venuto ‘dalla fine del mondo’.
Due cuori, la famiglia e il centro della cristianità, che invocano e producono ossigeno attorno a sé. Due segni profondi di speranza, e comunque le chiamiamo, rimangono esperienze portatrici di “significato”  e di enorme potenziale di vita, a favore dei più piccoli.
Noi non viviamo nell’aria (volando sopra la realtà) ma viviamo “dell’aria” attorno a noi nell’impasto quotidiano, seguendo il ritmo alternato dei nostri polmoni. Cerchiamo aria pura, fresca, capace di far vivere.
È essenziale che la muscolatura respiratoria si mantenga elastica. La morbidezza e fluidità respiratoria favoriscono il sentire, il percepire e il vivere le emozioni, le più variate, le più forti e travolgenti e le più delicate.
Essere veramente vivi significa sperimentarsi, aprirsi, esporsi senza timore, interamente al flusso delle proprie emozioni. Siamo abituati a vivere a pezzi, separati dal fluire della vita; divisi dentro di noi e tra noi, siamo abituati alla paura di vivere e di sentire. Saper respirare, essere consapevole della propria respirazione, favorisce il collegamento con la vita interiore, produce un risveglio spirituale e una notevole vivacità dei sentimenti d’amore in senso ampio..sino agli estremi del mondo.
Ho sentito in questi due eventi l’apertura del petto, nel profondo significato umano di questa espressione.
Seguirà un altro incontro, spero altrettanto interessante.

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