Ormai diversi anni fa, saranno
stati almeno una dozzina, mi comprai un paio di scarpe nuove, un gran bel paio
di scarpe, niente da dire. Erano i primi anni duemila e la crisi era di là da
venire, in famiglia peraltro entravano due redditi ed eravamo in due, ora siamo
in quattro ed i redditi sono uno e mezzo.
Per diversi anni le ho portate
con buona soddisfazione attraverso le nebbie, le piogge e gli inverni
ghiacciati della nostra pianura, le ricordo sorridenti in gita domenicale,
composte al lavoro, serie ed annoiate ad un convegno, sportive allo stadio e
poi… me le sono dimenticate. Sostituite con altre scarpe nuove, riposte non so
dove per qualche anno almeno.
In quel non so dove, non so come, le ho ritrovate qualche settimana fa e mi son detto perché no? Perché non indossarle di nuovo, rinverdiamo i fasti, forse la linea non sarà delle più moderne ma vabbè, in fondo erano sempre un gran bel paio di scarpe.
In quel non so dove, non so come, le ho ritrovate qualche settimana fa e mi son detto perché no? Perché non indossarle di nuovo, rinverdiamo i fasti, forse la linea non sarà delle più moderne ma vabbè, in fondo erano sempre un gran bel paio di scarpe.
Indossate alle 7:30 del mattino per
toglierle da programma alle 19:30, al rientro a casa. Alle undici, in riunione
fuori sede, cominciarono a dare i primi segni di cedimento; la suola per un
centimetro al massimo di lunghezza aveva lasciato la tomaia. Io ostentavo
indifferenza agli occhi degli astanti ma, complice l’argomento non proprio
entusiasmante, tenni costantemente occhio aperto e preoccupazione accesa sulla
mia scarpa sinistra. Per fortuna la riunione finì prima del previsto e non mi
dovetti fermare a pranzo con i colleghi. Verso mezzogiorno mi avviai per
rientrare in sede; salendo in auto i centimetri di stacco erano almeno tre o
quattro. Strada facendo, svoltando pericolosamente all’ultimo, tagliando un
paio di linee continue, inchiodai di fronte ad un ferramenta, benedetta piccola
distribuzione. A quel punto la suola viveva ormai di vita propria, la gomma
aveva ceduto, la tomaia guardava perplessa me e, da lontano, la fedele compagna
di tante avventure, scossa da quell’improvviso abbandono, triste per la decisa separazione
dopo tanti anni di vita insieme.
Sul bancone del ferramenta al
primo sguardo scorsi la supercollagel ideale per gomma e cuoio. Pagai
volentieri ed in auto mi diedi all’arte del ciabattino. Sanai la separazione a
forza e, così rattoppata, la mia scarpa tenne duro per i successivi incontri e
per tutta l’ultima riunione prima dell’ora d’auto ed il rientro a casa. Sulla soglia
le tolsi e da allora non le ho più viste. Immagino le abbia buttate mia moglie,
informata dell’accaduto.
In conclusione, caro Presidente,
quando dovrai scegliere il prossimo paio di scarpe, non fare come me, per favore punta sul
futuro o rischiamo di restare tutti a piedi… non c’è supercolla che tenga.
visto come stanno andando le cose temo che neanche MANNY TUTTOFARE (tutto aggiusta lo chiamava mio figlio) ce la potrebbe fare.... a me poi il vintage non è mai piaciuto molto neanche nella moda figuriamoci sul resto!! Puntare sul nuovo, nuove idee nuove persone, nuove tategie... sull'usato, anche fosse usato sicuro, non scommetterei più... infatti io sono a fare il medico all'Ausl e non sono a Roma al parlamento...
RispondiEliminaAngela Modena