lunedì 20 dicembre 2010

QUELLA MISSIONE SPECIALE CHE CIASCUNO HA NELLA SOCIETA'

Luca Brambatti ci segnala uno stralcio di uno scritto di Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, da "Colloqui col padre. La lettera della settimana", n. 51 del 19 dicembre 2010.



"Oggi la crisi non è solo morale, ma è anche di larga misura. Non risparmia nessun ambito. Problemi come la disoccupazione, la povertà, l’immigrazione, l’ambiente, che riguardano il presente e il futuro della nostra società, non sono affrontati secondo i criteri di giustizia e solidarietà. A prevalere è il proprio tornaconto. Cioè, tutto ciò che rende e ci è utile. E poco importa i mezzi che si usano per raggiungere questi obiettivi. L’Italia ha tante emergenze da affrontare. Non sempre si muove correttamente. Per la sicurezza, ad esempio, ricorre a provvedimenti, a volte, tanto discutibili e poco condivisi.

Alla base della crisi morale c’è la disaffezione al bene comune. È venuto meno il senso di appartenenza alla comunità. I sociologi hanno definito questo sentimento: “riflusso nel privato”. Chi riveste cariche pubbliche ha grandi responsabilità. Politici e amministratori, anziché servire i cittadini, spesso badano solo a interessi personali. Se c’è, invece, una priorità da tenere ben presente, è favorire i più deboli e le fasce a rischio. In particolare, disoccupati e immigrati. La politica è per il bene della collettività. Altrimenti è malaffare. O spartizione di poteri e favori. Su questa caduta di moralità e legalità prospera la criminalità organizzata. O fenomeni odiosi come l’usura.
La Chiesa non può essere indifferente a tutto ciò. È il suo compito, in base al Vangelo, risvegliare le coscienze, a difesa della dignità umana. Di tutti. “Le domande che si levano dalla società” scrive Giovanni Paolo II nella Centesimus annus (n. 47), “a volte non sono esaminate secondo i criteri di giustizia e moralità, ma secondo la forza elettorale e finanziaria dei gruppi che le sostengono”. E aggiunge: “Simili deviazioni del sistema politico, col tempo, generano sfiducia e apatia, con conseguente diminuzione del senso civico in seno alla popolazione, che si sente danneggiata e delusa. Ne risulta una crescente incapacità d’inquadrare gli interessi particolari in una coerente visione del bene comune”.

2 commenti:

  1. molto condivisibile nell'analisi. il punto è come definire criteri di "giustizia e moralità" condivisi. Su questo alcuni rappresentanti della Chiesa danno per scontato che esistano dei criteri di moralità universali e questo, dal mio punto di vista, rischia di essere altrettanto sbagliato

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  2. Non sarebbe sufficiente ripartire dai principi fondamentali della nostra costituzione?
    I criteri sono laici ma largamenti condivisi da un pensiero di Chiesa che "voglia" rifarsi al Vangelo.
    Poi si possono aprire cento dibattiti sulle modalità attraverso le quali applicare tali principi ma in primis credo sia necessario stabilire se li sentiamo ancora come nostri. Certo, se devo essere sincero, temo molto le possibili risposte...

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