lunedì 3 gennaio 2011

DI CHI E' IL MIO TEMPO?

Dopo qualche giorno di vacanza passato in famiglia, ricomincia un nuovo anno. E’ il momento dei buoni propositi e dei progetti. Io mi voglio fare un personale augurio: che il 2011 sia segnato da una maggiore disponibilità di tempo per curare le cose, le relazioni e le persone che mi stanno a cuore.
Nella quotidianità, mi ritrovo a sera in “men che non si dica” e ancora molte sono le cose che dovrei fare. Sembra che la lista delle cose “da fare” sia sempre più lunga seppur ogni giorno si depenni qualcosa di “fatto”. Avere una vita ricca di impegni e di questioni da affrontare è certamente positivo e stimolante. Lungi da me pensare ad una vita vuota o che si trascina mollemente tra il non saper o il non dover fare nulla. Ma un equilibrio va trovato e credo sia necessario definire delle priorità alle quali dedicare le migliori energie ed il tempo “buono”, il tempo “scelto”, il tempo maggiormente ricco di risorse.
In molti casi, invece, mi sembra di vivere in un contesto sociale che impone di dare il meglio lontano dai luoghi e dalle persone che amiamo. La maggior parte della giornata la trascorriamo fuori da casa, in ambienti non sempre gradevoli e con persone che non ci siamo scelti ma che, nonostante tutto, alla lunga diventano i “compagni” per gran parte della nostra vita.
Il lavoro è lo “spazio” più rilevante della nostra giornata. E’ il contesto che ci porta tensioni, fatiche, gratificazioni e riconoscimenti. E’ la dimensione nella quale ci giochiamo la nostra “immagine pubblica”, il nostro modo di essere considerati e riconosciuti.
Nell’ambiente di lavoro si vivono le relazioni, si sperimenta una dimensione “gerarchica”, si giocano le alleanze. Nel luogo di lavoro siamo messi alla prova, oltre che sui risultati connessi all’oggetto del nostro “intraprendere”, anche per il nostro modo di pensare, di vedere le cose. Possiamo essere coerenti e fermi su posizioni valoriali di riferimento, oppure possiamo essere esposti a pratiche di “nascondimento” e di mediazione per il quieto vivere nostro e degli altri.
Per questi e altri motivi, il lavoro è un tempo che ci chiede molto: ci chiede energia, capacità di controllo, dinamicità relazionale. Il lavoro ci chiede di essere “in ordine”, ben vestiti e “sistemati. Il lavoro ci chiede controllo della situazione e autocontrollo di noi stessi.
Poi si torna a casa, si torna alla propria vita o a quella che dovrebbe essere la propria vita dal momento che a questa dedichiamo il nostro tempo residuale e spesso le nostre energie peggiori.
Chi ha una famiglia, un compagno, dei figli, vive la lontananza fuori di casa come una perdita giornaliera, ma quando torna a casa rischia di riservare a questi le risorse “raschiate dal fondo del barile”.
Le tensioni accumulate possono trovare liberazione. Le incomprensioni vissute diventano oggetto di discussione con il proprio partner e il “tema lavoro” si trasforma nell’argomento principale anche per il tempo a casa.
I bambini vedono arrivare a casa un adulto che, per abiti e per espressione in volto, a stento riconoscono e che dopo un po’ imparano ad evitare, almeno per i primi minuti. I bimbi più audaci riescono a sviluppare strategie di avvicinamento, attenti a cogliere l’umore per agire di conseguenza.
La cena è il momento della ricomposizione del nucleo familiare, ma è anche la riunificazione di tante “persone” stanche: il papà è stanco e provato, la mamma è stanca perché oltre al lavoro ha fatto mille altre cose in casa, i figli sono stanchi per la scuola e per le diverse attività che hanno riempito la giornata. Credo che solo il profondo legame d’amore tra i componenti la famiglia permetta di vivere questo momento nella sua positività, nonostante tutto, nonostante quello che si è passato durante una giornata “normale”.
Sta diventando di moda parlare di politiche di conciliazione tra i tempi di vita ed i tempi di lavoro. Spero vivamente che la cosa non si traduca in niente anche se non si intravedono molte opportunità.
Nel frattempo credo che ognuno di noi debba fermarsi a riconsiderare le proprie priorità e a dedicare a queste il tempo bello e buono della propria esistenza. Buon 2011.

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