No! E’ solo una
coincidenza temporale con il programma televisivo di successo targato
Fazio/Saviano, ma certe parole esprimono bene il vissuto, anche sofferto,
della nostra vita.
La mia parola è
resilienza.
La resilienza è da
più parti definita come la capacità di un oggetto di "non rompersi"
nel momento di un urto, ma questo non è del tutto corretto, perché si rischia
di includere anche gli oggetti molto duri (o resistenti) oppure elastici.
In realtà la
resilienza è la capacità di un oggetto di recuperare la propria forma dopo un
urto; per un individuo, essere resiliente significa essere in grado di tornare
a vivere dopo aver “subito l'urto” di un evento spiacevole, significa rialzarsi
dopo essere caduti. Rialzarsi dopo una malattia, dopo la perdita di una persona
cara, o di una parte importante della nostra vita è sempre difficile ma è
l'unica cosa che possiamo fare. Ogni giorno facciamo esperienze di resilienza.
Il mondo è pieno di persone dotate di una straordinaria resilienza. Essere
resilienti è la dimostrazione che i punti di forza (fattori di protezione)
possono superare i punti di debolezza (fattori di rischio) ed è possibile
riuscire a spezzare il corso scritto degli eventi, riuscire ad essere diversi e
“discontinui” rispetto al destino che era stato scritto per noi.
Certo alcuni hanno
una naturale propensione alla resilienza, altri, purtroppo, no. Per questo è
importante apprenderla, ricevere un sostegno e un supporto che aiuti a
svilupparla (fin da piccoli).
Per riuscire, quando
sarà il momento, a spiegarla come una vela nuova, dopo che la nostra barca ha
attraversato una terribile tempesta che ha strappato le vecchie vele.
Verifichiamo quanto
– tutti i giorni – la resilienza sia importante per le persone che conosciamo.
Sto pensando in
questo momento a troppe situazioni che possono entrare in questa chiave di
lettura: famiglie in difficoltà, singoli papà e mamme, gruppi, imprenditori…
E’ un fenomeno
assolutamente nuovo quello dei piccoli imprenditori che di fronte alla crisi si
tolgono la vita. In altri tempi c’erano suicidi, ma per di più legati a fatti
personali. Ora invece il tracollo della propria impresa mette a repentaglio la
legittimazione come imprenditore e quindi la legittimazione sociale, il
benessere personale.
Ci vuole un nuovo approccio, un nuovo modello di
resilienza, forse basterebbe una prossimità diversa, un’attenzione sensibile al
vicino, un equilibrio che ascolta tra le pieghe: nuove forme di adattabilità al
contesto e capacità di autoriparazione affinché l’ecosistema sociale esca dalla
crisi rafforzato e non, come sta succedendo al nostro Paese, con le stesse
debolezze strutturali.
Nell’attuale contesto di sfiducia crescente
verso noi stessi, verso il futuro, verso tutto e tutti vengono sfidati i nostri
stili di vita nella loro resilienza in forme radicalmente nuove.
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