Una
cittadina di provincia, un venditore d’auto, nel cassetto una laurea in lettere
e filosofia; nel cassetto a fianco dapprima appunti sparsi poi un manoscritto
che attende paziente di poter vedere la luce. Non siamo nel Masachusetts e non
è la trama di un libro, questa è una storia vera di chi il libro lo ha scritto.
“La
libertà della vertigine” uscito pochi giorni fa, è un romanzo, opera prima di
Alberto Vailati, un autore esordiente cremasco, un amico, lo dico subito. A
differenza mia, frettoloso e superbo, lui ha avuto la pazienza e l’umiltà di
sottoporre il suo scritto al vaglio di un editore. La sua pazienza, la sua
umiltà e la sua qualità sono state premiate.
So
per esperienza personale quanta attesa e sofferenza, anche costruttiva, ci sia
nell’esporsi, nel sottoporsi al vaglio, al giudizio di chi ti giudica per
quello che scrivi, per quello che produci. Nel momento in cui l’opera viene
pubblicata o semplicemente letta da altri non è più tua, trasmette significati tuoi
che poi però stanno nella mente di chi legge. Io l’ho letto ed ora è anche mio.
“La
libertà della vertigine”, già dal titolo, occhieggia al S. A. Kierkegaard della
felicità e della angoscia, giusto per partire alti ma si avvia deciso e sporco nello
stile del primo novecento americano di Bukowsky; la narrazione accompagna Raul,
il protagonista, e la sua famiglia attraverso i nostri anni settanta, umili,
arrabbiati e produttivi, per sfociare negli anni ottanta, in stile De Carlo, di
una Italia in crescita che non sa gestirsi, già colma di contraddizioni
trasparenti, fra la ricerca, illusione di pienezza, dell’amore di genitori ed
amanti e la violenza distruttiva di chi non trova pace, combattuta fra la pace
appunto, il purchessia ed il vado al massimo del Vasco nazionale, fra i
pasticcini della domenica a pranzo ed il vomito di una notte affogata
nell’alcol.
Alberto
accompagna Raul in un racconto a tratti esposto, marcato e duro con scelte ed
accostamenti lessicali peculiari che, in qualche occasione, paiono forse anche
forzati ma in altre colgono nel segno; la trama in sé, nei suoi elementi
essenziali, rimanda a qualcosa di già letto: il baratro, la disperazione, il
dubbio, la faticosa rinascita, il viaggio, l’imprevisto, il lieto (?) fine… ma
forse la trama in fondo è solo il pretesto per trasmettere significati, a
ciascuno il suo.
“La
libertà della vertigine” di Alberto Vailati, Echos Edizioni, 124 p., 10 €, disponibile su ibs.it e presso la libreria “Il viaggiatore Curioso” a Crema.
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