domenica 23 gennaio 2011

A favore di che cerca un Benessere ri-assaporato: SUOR LETIZIA, UN TESTIMONE CREMASCO

Una morte che spalanca prospettive non banali sull’eterno ed anche sul nostro immediato futuro.
Una vita pregustata anno dopo anno con gli occhi attenti e gli sguardi smarriti di molte giovani donne alla ricerca di una svolta da dare alla propria esistenza.
Non a sorpresa buona parte di questi percorsi si sono ricomposti attorno ad una bara ed ancor più attorno ad una scommessa comune: il recupero del valore e dell’energia umana della parola testimoniata e della sua incarnazione quotidiana.
È Suor Letizia a lanciare la pro-vocazione.
Si dice che ormai «la parola pubblica è diventata ciarlatana» per cui la gente va in cerca di altro. Cerca la parola della banalità, del successo facile, dell’ignoto giocato sulla fortuna. La cerca, ma poi la trova? Soprattutto con il suo radicamento dentro una parola antica come quella biblica, frugata per decenni con animo di fede e nel contesto comunitario delle consorelle, ha potuto attingere oltre, portare dentro, ri-dare senso a vite uscite malamente dal solco del ben-essere ricercato con risposte inadeguate.
Ma la parola ha bisogno di essere qualcosa di pronunciato da ciascuno, qualcosa che sappia contenere le speranze e le ansie della vita. E qui le cose in genere si impaludano. La nostra parola si svuota, si rattrappisce in formula omologata impotente a dire quel che siamo e quel che davvero desideriamo. Anche qui la provocazione alla nostra routine è continuata. Certo le debolezze sono bruciate dalla compassione amorevole, ma la tenacia di molte mamme testimoniano l’esito vincente della parola incarnata.
Per cui è da salutare come virtù l’accompagnamento che insegna alle ragazze la virtù di arrogarsi il diritto di dire il proprio pensiero. Di andare contromano rispetto «al cinguettio» degli opinionisti pronti a noleggiare il proprio cervello al primo offerente. Intorno alle parole ha ragionato e con il lavoro intelligente e meticoloso è riuscita come a suscitare il nuovo. «È stato talmente potente il senso di quello che Suor Letizia ha detto a me, come madre, come donna, come persona. Mi sono sentita presa per mano da questa donna»: cosa sono se non parole capaci di senso e di amore?
Infine c’è la parola spiazzante, sempre provocatoria, davvero “contromano” e sofferta.
Sappiamo bene della sua esperienza di fondatrice e promotrice della Casa di Zappello.
E proprio da quell’esperienza affrontata con serietà esemplare, Suor Letizia ha ricavato una consapevolezza che è sintetizzabile con un gioco di parole: dal rispetto delle “norme” bisogna passare alla consapevolezza dell’“enorme”. E l’“enorme” è la questione della vita, dei corpi-merce, della coscienza che ci è sottratta, delle fughe alla ricerca di sostanze. Le parole, dunque, non stiano sedute, l’operosità si apra, l’intelligenza si adoperi sulle cose che davvero valgono.
Ritorno a casa e riascolto ancora alla radio le vicende delle ragazze alla ribalta in questi giorni: mi abbraccio forte al benessere assaporato con quella donna accompagnata oggi al camposanto.  

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