mercoledì 26 gennaio 2011

POLITICA E PSICOLOGIA

Che sorpresa leggere che il governo Cameron ha organizzato un team di esperti per rendere più convincenti le lettere inviate a chi non paga le tasse e per indurre i cittadini a fare volontariato.
Enrico Franceschini, corrispondente di Repubblica, spiega come il governo inglese abbia alle proprie dirette dipendenze sette funzionari/psicologi che lavorano per rendere più “attraenti” le proprie iniziative. In parole povere, nel pieno rispetto della legalità, si cerca di impiegare scientificamente metodologie della psicologia per convincere la gente a "fare ciò che il governo vuole".
L’unità speciale si chiama Behavioural Insight Team – Squadra per la comprensione del comportamento – ed è impegnata su due campi d’azione ben definiti: recuperare l’evasione fiscale e ridurre la spesa pubblica per il sociale, invitando la gente ad impegnarsi in attività di volontariato.

Sul primo fronte è in atto un cambiamento nelle modalità e negli stili comunicativi usati nelle lettere di sollecito inviate ai ritardatari per il pagamento delle tasse, passando da un dato storico di recupero pari al 50%  ad nuovo dato di risposta pari al 94% di versamento del dovuto.
Per quanto riguarda invece la “promozione” del volontariato si fa leva sul concetto di Big Society, esplicitato come un invito alla corresponsabilità, ad un impegno civile in un “contesto” che vede lo Stato non in grado di far fonte a tutto e che chiama i propri cittadini ad un ruolo diretto (qualcuno direbbe ad arrangiarsi da soli).
Quali riflessioni possiamo fare a partire da questa esperienza per il nostro contesto nazionale e locale?
A Roma sono da sempre meglio visti i giuristi e gli avvocati, sia per emanare leggi e decreti “impositivi” e poco “convincenti/attraenti” sia per trovare scappatoie e “linee di difesa” rispetto alla mancata ottemperanza delle norme appena emanate.
A Roma, come a Milano e anche a Crema, non capita spesso di sentire appelli per il bene comune o richiami al valore del volontariato nel senso “alto” e costruttivo del Welfare Community. Anche da noi la “dimensione comunitaria” delle politiche sociali stenta a divenire realtà e ad essere pienamente riconosciuta come la via maestra da intraprendere. A ciò ne consegue la chiusura sempre più diffusa in un “mi arrangio da solo finché posso” per poi passare ad un “tutto mi è dovuto”.
Potrebbe allora essere utile introdurre anche “da noi” nuovi punti vista, competenze diverse, strategie di intervento innovative, modalità strutturate per far sentire "nostro" l’impegno per lo sviluppo e la crescita delle comunità nelle quali viviamo?
L’articolo citato chiude con questo concetto attribuito al responsabile del team di psicologi inglesi:” … sinistra o destra poco importa: quello che conta è non lasciare la politica in mano ai politici. Meglio affidarla agli scienziati. Un’idea da imitare anche altrove?"




Quali riflessioni possiamo fare a partire da questa esperienza per il nostro contesto nazionale e locale?
A Roma sono da sempre meglio visti i giuristi e gli avvocati, sia per emanare leggi e decreti “impositivi” e poco “convincenti/attraenti” sia per trovare scappatoie e “linee di difesa” rispetto al mancato rispetto  delle norme appena emanate.
A Roma come a Milano e anche a Crema non capita spesso di sentire appelli all’impegno per il bene comune o richiami al valore del volontariato nel senso “alto” e costruttivo del Wlfare comunity. Anche da noi la “dimensione comunitaria” delle politiche sociali stenta a divenire realtà e ad essere pienamente riconosciuta come via maestra da intraprendere. La conseguenza prima è la chiusura sempre più diffusa in un “mi arrangio da solo finché ci riesco” per poi passare ad un “tutto mi è dovuto”.
Potrebbe allora essere utile introdurre anche “da noi” nuovi punti vista, nuove strategie di intervento, nuove modalità per far sentire nostro l’impegno per lo sviluppo e la crescita delle comunità nelle quali viviamo?
L’articolo citato chiude con questo concetto attribuito al responsabile del team di psicologi:” … sinistra o destra poco importa:quello che conta è non lasciare la politica in mano ai politici. Meglio affidarla agli scienziati. Un’idea da imitare anche altrove?”

Quali riflessioni possiamo fare a partire da questa esperienza per il nostro contesto nazionale e locale?
A Roma sono da sempre meglio visti i giuristi e gli avvocati, sia per emanare leggi e decreti “impositivi” e poco “convincenti/attraenti” sia per trovare scappatoie e “linee di difesa” rispetto al mancato rispetto  delle norme appena emanate.
A Roma come a Milano e anche a Crema non capita spesso di sentire appelli all’impegno per il bene comune o richiami al valore del volontariato nel senso “alto” e costruttivo del Wlfare comunity. Anche da noi la “dimensione comunitaria” delle politiche sociali stenta a divenire realtà e ad essere pienamente riconosciuta come via maestra da intraprendere. La conseguenza prima è la chiusura sempre più diffusa in un “mi arrangio da solo finché ci riesco” per poi passare ad un “tutto mi è dovuto”.
Potrebbe allora essere utile introdurre anche “da noi” nuovi punti vista, nuove strategie di intervento, nuove modalità per far sentire nostro l’impegno per lo sviluppo e la crescita delle comunità nelle quali viviamo?

Nessun commento:

Posta un commento