martedì 18 gennaio 2011

POLITICA, BENE COMUNE E CHIESA

Con il referendum tra gli operai della Fiat di Mirafiori si consuma in queste ore una delle vicende più drammatiche, dal punto di vista socio-lavorativo, che il paese abbia vissuto negli ultimi anni.
Si tratta di una vicenda drammatica perché figlia di questo incontro-scontro tra un carnet di diritti/conquiste che vengono da lontano ed una visione imprenditoriale-industriale che con la globalizzazione ha subito accelerazioni drastiche, sradicato certezze, posto questioni non più rinviabili; è drammatica poi perché sembra celarsi in essa l'esito di un processo che segnerà in materia i giorni a venire.
Al cospetto di questo scenario, che potrebbe cambiare il futuro di molte famiglie italiane e in una prospettiva più culturale e di sistema quella di tutti noi, si registrano assenze pesanti: l'assenza della politica prima di tutto, quella che non riesce (non può? non vuole?) a prendere posizione e si frantuma internamente e quella che, furbetta e ammiccante, deroga dal proprio dovere di vigilare, accompagnare i processi di cambiamento e ricordare ad ogni attore quale debba essere il proprio ruolo al fine di impedire le altrimenti inevitabili prevaricazioni.
Chi sta colmando questo vuoto? Chi lo riempirà? Alcuni segnali sembrano già inquietanti.
Altra assenza pesante è a mio avviso la voce della Chiesa, flebile o quasi assente: mi chiedo infatti se questi eventi (si pensi anche al tema università) non tocchino in modo forte, concreto, la vita delle persone e delle famiglie o se il tema della vita interessi "solo" quando c'è una vita che inizia o una vita che sta per finire, come se tutto quello che succede in mezzo fosse meno importante; fatico a comprendere la scelta di richiamare alcuni temi (ad esempio l'educazione sessuale nelle scuole che allontana dalla Fede) a scapito di altri, pur sapendo benissimo che i media avvoltoi sono lì pronti a dare rilevanza ad alcune uscite e assai meno ad altre.
La stessa lontananza è riscontrabile nel passaggio dal macro al micro anche in tema di politica locale cremasca: quest'opera di importazione del modello nazionale si evidenzia ad esempio nella scelta di privatizzare servizi (vedi asilo di Via Dante) finalizzati al bene comune, per trasformarli in servizi primariamente orientati al profitto e solo in seconda battuta (e non sempre) anche al benessere collettivo.
Così come, restando al locale, anche la nostra Diocesi, coinvolgendo laici e religiosi, si sta interrogando sulla grande opportunità relativa al confronto dell'Assemblea Ecclesiale: nel suo piccolo dunque può cercare di dare risposte a questo bisogno di presenza e responsabilità che si avverte in modo sensibile, abbandonando posizioni difensive o a priori conservative, lasciando che il dialogo intellettualmente ed emotivamente onesto di ognuno contribuisca al miglioramento ed alla presa di coscienza, senza modelli precostituiti da imporre né roccaforti da presidiare.
E' necessario l'apporto di tutti per restituire alle istituzioni assenti o momentaneamente distratte la dimensione dei fenomeni reali, storici, che toccano la nostra vita quotidiana e si intrecciano con questa urgenza di ri-costituire una comunità capace di pensarsi come tale, partecipando.

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