martedì 9 agosto 2011

QUALE FUTURO PER IL WELFARE LOCALE? APPUNTI 1^

In un precedente post vi avevamo dato notizia dell'avvio del percorso dal titolo "Quale futuro per il Welfare locale?"
Si riporta di seguito una breve sintesi (appunti) dei principali contenuti emersi nel primo incontro di lavoro.
Nella premessa si ricorda come il “mandato” ad avviare questo percorso sia stato formulato direttamente dall’Assemblea Distrettuale dei Sindaci per delineare uno scenario di sostenibilità al percorso distrettuale intrapreso dal 2002.
Non ci si vuole fermare all’alibi della “mancanza di risorse” quale scusante plausibile per un disinvestimento nel lavoro programmatorio. Anzi, le difficoltà di contesto si delineano come una “sfida in più”  che va giocata e che richiama tutti, nei diversi ruoli, alla propria responsabilità di garanti di processi-servizi-interventi che aspirano a concorrere alla promozione della qualità della vita.
La criticità della situazione può essere un’opportunità: quando le cose vanno bene, non si pongono alcuni problemi. Nei servizi ci sono tanti aspetti di miglioramento che in passato sono stati sottovalutati. Ora ci sono le condizioni “ambientali” per un ripensamento e la scadenza del prossimo Piano di Zona è l’occasione giusta per avviare la riflessione di un nuovo “modello”.
Il percorso che si inizia con l'attività di questo gruppo è certamente
  • difficile per il tema;
  • arduo per la necessità di giungere ad un risultato (non sempre i gruppi arrivano a produrre qualcosa);
  • impegnativo perché bisogna attrezzarsi, occorre trovare strumenti innovativi. Non basta e non si può mettere in campo “qualcosa di più” rispetto alle attese e alle opinioni.
L’intervento della Dott.ssa Manoukian richiama gli elementi basilari del percorso:
  • IPOTESI GUIDA: siamo chiamati a “condividere” e a dotarci di alcuni principi base.
  • RAPPRESENTAZIONI ATTENDIBILI DELLA REALTA’: no alle generalizzazione, no alle impressioni … poca disponibilità di dati … gli elementi di percezione insieme a dati strutturali
  • COMUNICAZIONI: quello che si pensa sul disagio va esposto alla gente, ai cittadini, … se questo gruppo vuole essere trainante significa che deve impegnarsi a comunicare.
ORIENTAMENTI DI FONDO
a) Ipotesi PORTANTE: il disagio sociale è ineliminabile.
Non possiamo pensare una società senza disagio. La società è attraversata da fenomeni globali (economici, tecnologici, culturale, …) che creano disagio.
b) In italia non abbiamo mai avuto un welfare state. Se l’attesa collettiva è il benessere nel senso di "essere felici"… come possono degli amministratori promettere ai loro cittadini la felicità?
c) Il disagio non è solo di alcuni, ma è un elemento che concerne tutti. Se qualcuno sta male questo è un problema di tutti e non solo di colui che sta male.
I servizi nascono in un contesto che tendeva a rendere i diritti da scritti a esigibili. Tra la fine degli anni 60 e inizi anni 70, movimenti di opinioni che hanno proposto leggi per la costituzione di servizi al fine di rendere esigibili i diritti. Oggi ci sono delle spinte ad andare in un’altra direzione. Tutelare i diritti significa che tutte le persone vanno messe in condizione di poter essere trattate come delle persone. Le persone non capiscono perché bisogna spendere per il soggetto in disagio.  Allora serve costruire legami.  La tutela dei diritti deve avere come altra faccia il mantenimento dei legami sociali.  La riduzione dei legami è un impoverimento della comunità locale.  Molto spesso le persone “difficili” vengono isolate con il conseguente peggioramento della situazioni …
d) Le politiche pubbliche teoricamente vanno in questa direzione PERO’:
  • troppo spesso non sappiamo leggere o problemi e ci fermiamo agli indirizzi troppo segnati da filtraggi ideologici che allontanano ulteriormente dai problemi
  • è sempre più necessaria una competenza per riattualizzare i problemi specifici del territorio; 
  • per rimettere a tema i problemi del territorio serve l’analisi dei dati; 
  • riemerge sempre l’orientamento della beneficenza;
  • la beneficenza alimenta l’assistenzialismo contrario all’autonomia.
e) Diventa prioritario recuperare una capacità di lettura dei problemi per porre i casi in un quadro più ampio, in una visione più ampia … che tenga conto oltre a ciò che facciamo anche di come le persone  si attrezzano, di come  l’impoverimento e la povertà siano legati a limiti culturali e a situazioni “ambientali” che non possiamo non conoscere.

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