Qui su Mondi
Vitali l’incipit del mio primo libro.
Disponibile da oggi.
Sono le nove e cinquantuno della sera del 16 di
agosto 2010 ed inizio a scrivere, l’ho fatto altre volte ma mai sono andato
oltre la pagina e mezza, forse a quel punto non avevo altro da dire o forse
scrivere è difficile.
È da un po’ che ce l’ho in mente e in questi giorni
il mio andirivieni dalla Liguria, oltre che il solito dal lavoro, mi hanno dato
il tempo per pensare a che scrivere. Ci fosse una macchina che legge e sistema
i pensieri questo libro sarebbe già finito da un pezzo ma non c’è, almeno per
ora, e quindi mi tocca scriverlo perché se cominciare a scrivere è di per sé
complicato continuare lo è ancora di più, almeno lo immagino visto che non l’ho
mai fatto e figuriamoci finire ma finire quando si ha finito davvero, non
smettere.
Sono solo in casa, la mia famiglia è ancora
appollaiata nel sottotetto di una casetta nel primo entroterra del levante
ligure, mi consola il fatto che il cielo è lo stesso per tutti noi.
Forse ora non c’entra molto, così però vi abituate
alle mie divagazioni, ma mi affascina da sempre il fatto che per quanto piccola
sia la porzione di cielo che si riesce a scorgere è comunque senza confini,
anche se la guardi da un abbaino di 60 per 40 cm.
Ogni sguardo, ogni scorcio racchiude comunque
l’infinito, ogni storia racchiude un mondo. In queste righe c’è la mia storia
vista da un abbaino.
Ogni anno, verso San Lorenzo, mi trovo a pensare col
torcicollo a questo paradosso. San Lorenzo è passato da poco e puntualmente ci
sto pensando.
Di fronte a me il libro che al momento mi appassiona,
mi attira a dire il vero ma vorrei evitare l’ennesima scusa per ritardare lo
scrivere, sarò davvero bravo se terminerò di leggere quando avrò finito di
scrivere, l’autore mi perdonerà.
Ho deciso di scrivere perché a 37 anni compiuti, da
qualche mese ormai, il mondo così com’è non mi piace gran che e sento di non
aver fatto abbastanza per cambiarlo, il mio lo faccio ma di certo potrei dare
di più, molto di più ma molto molto.
Sento che il tempo passa o forse come qualcuno ha già
detto passiamo noi, e ancora non mi arrendo all’idea che le cose stiano come
stanno e soprattutto non mi arrendo al vedermi passivo spettatore scontento in
transito silenzioso.
Scrivo pertanto al fine di placare, almeno per un
po’, il mio senso di incompiutezza, nell’attesa dell’idea evento che mi
permetta di praticare la mia rivoluzione così da cambiare il mondo e stare
finalmente in pace con me stesso. Scrivo, come già molti altri prima di me, se
non altro, per lasciare traccia, per colmare la sensazione di effimero che
talvolta mi prende alzando ed allungando lo sguardo oltre il qui ed ora.
Per come sono fatto, bene o male decidete voi, non
posso stare così, fermo in attesa, qualche obiettivo me lo devo dare,
possibilmente complicato, che permetta di trovare conferme ulteriori all’idea
che se mi metto in testa una cosa, prima o poi ci arrivo e qualcosa di me resta
e se fin ora ho raggiunto tutti i miei obiettivi vorrai mica che mi fermi
giusto prima di aver cambiato il mondo?
Scrivere questo, che mi accorgo con questa aver già
chiamato due volte libro nel giro di poche righe, è il mio prossimo, presente
obiettivo.
Le pagine che seguono sono il resoconto di uno dei
miei obiettivi precedenti.
Tutto quello che scrivo corrisponde al vero, almeno i
fatti, per quanto riguarda le opinioni non sono così presuntuoso.
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