Ieri
a quest’ora Martin era già morto, ucciso da una bomba mentre aspettava il suo
papà all’arrivo della maratona di Boston. Martin aveva otto anni, quanti il mio
primogenito, e non vedrà mai più il sorriso di suo padre al traguardo, non
asciugherà mai più con il suo abbraccio le lacrime di felicità del padre,
non ne porterà orgoglioso la sua medaglia al collo.
So
che significa anelare per più di 42 km il sorriso e l’abbraccio dei tuoi figli:
“Il pensiero della mia famiglia è la sola cosa che mi tiene in piedi. Li
immagino, li cerco nello sguardo di ogni spettatore, mi illudo più volte di
incrociarli ma solo, finalmente, al km 40 le loro voci che mi incitano
irrompono realmente nelle mie orecchie, la loro immagine, seppur sfuocata dallo
sforzo, mi si stampa nella retina anche se non posso dire di averli realmente
visti. Ancora oggi, al pensiero di quel passaggio, gli occhi mi si riempiono di
lacrime.”
So
che significa anelare per più di 42 km il sorriso e l’abbraccio dei tuoi figli ma
non posso nemmeno immaginare che possa significare arrivando trovarli morti al
traguardo.
La
maratona da dentro, qualunque maratona, è una festa, è condivisione, è sudore e
fatica misti gioia, la maratona delle quattro e più ore è amore e passione, è
un unico grande abbraccio, è la vita, la tua vita e quella di migliaia di
compagni improvvisati spalmata sull’asfalto.
La
maratona da fuori è incitare uno, cento, mille, dieciepiùmila sconosciuti,
sostenendoli verso il loro obiettivo, spingendo ciascuno verso il suo obiettivo
che sa solo lui. La maratona da fuori è attendere un tuo amico, un compagno,
tua moglie, tuo marito o il tuo papà per due, tre, quattro, cinque o sei ore ed
accoglierli con lo stesso identico sorriso che resta il vero traguardo, il
traguardo più atteso.
Si
corre per mille ragioni, si corre per una unica ragione: affermare il nostro
essere vivi, il nostro essere vitali, per regalarsi e regalare fatica, per
regalare vita.
Non
so invece perché si mettano le bombe, non lo so davvero e mi domando se lo sappia
almeno chi le bombe le mette. So però che il sogno di Martin è stato infranto,
la sua famiglia distrutta, la sua corsa interrotta. Martin è morto aspettando il suo papà, la sua medaglia, il suo sorriso.
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