giovedì 9 dicembre 2010

L'ALLEGRIA DEL PANIERE CONDIVISO

Ricordo ancora quando, sui banchi dell’università, ascoltavo gli esimi professori parlare di domanda e offerta, di vincoli di bilancio e di curve di indifferenza. Nella noia di quei pomeriggi milanesi, assediato dalla sonnolenza del dopo mensa, c’erano alcune immagini che riuscivano a suggestionare maggiormente la mia fantasia: una di queste era il “famigerato” paniere di beni.
Il paniere doveva rappresentare un insieme di beni, essenziali o superflui, che l’individuo sceglieva in base alle sue preferenze, al costo sul mercato e ai soldi che aveva in tasca. Nella mia mente lo immaginavo così: un individuo, senza volto, che teneva in grembo un paniere pieno di ogni ben di Dio; un individuo solo, con il suo bel paniere, in uno spazio vuoto. Un’immagine degna della scienza triste…
Col tempo mi sono reso conto che quell’immagine irreale forse descriveva alcuni aspetti della realtà. Me ne sono accorto non più sui banchi dell’università, ma tra i banchi del supermercato.

In quel tempo di mezzo che separa l’ufficio dalla cena, mi capita talvolta di andare a fare la spesa al supermercato: l’ora del single. Mentre scorro veloce tra luci pompate e scritte suadenti, io e gli altri compagni di sventura ci trasformiamo, come per magia, nei consumatori senza volto che avevo immaginato anni fa. C’è una sola differenza: il paniere ha quattro ruote.

La realtà è che potrei andare in giro con un sacchetto di carta in testa, quello coi buchi per gli occhi, e nessuno ci farebbe molto caso: l’importante è presentarsi col carrello pieno e la tesserina pronta. “Ha la tessera soci?” - “carta o bancomat?” - “buona sera e arrivederci”.

Ho sentito così la necessità di trovare nuovi modi di consumare. E non parlo solo della modalità di produrlo, della qualità del bene: biologico, sano, giusto, locale… parlo anche della modalità di consumarlo. Il solo fatto di aggiungere altre persone all’immagine del consumatore solitario, di condividere quel paniere, aggiunge di per sé un bene, immateriale ma fondamentale: il bene relazionale.

È in quei momenti vitali di condivisione che mi tornano alla mente le parole sagge della nonna “dove si mangia in due si mangia in tre”.

E, aggiungo io, dove si mangia in tre il piatto si può gustare anche di più.

Ha il sapore della relazione

Nessun commento:

Posta un commento