venerdì 15 luglio 2011

IL DISSENSO, GLI SFRATTI, LE IDEE

Faccio una premessa: il mio intervento non avrebbe l’intenzione di dare risposte semplici a problemi complessi, bensì di provare a  riflettere e porre domande specifiche su alcuni temi che interrogano da mesi il nostro paese ed in questi giorni in modo concreto e molto...”mediatico” il nostro territorio.
La traccia guida, la domanda generica potrebbe essere: quali forme di dissenso permettono di sollevare realmente le gravi questioni sociali di questi tempi difficili senza scadere da una parte nella violenza o nella sterile protesta e dall’altra senza correre il rischio di rimanere nel dimenticatoio, di “fare il solletico al gigante”?

Tra i casi più eclatanti a livello nazionale penso alla TAV, alle proteste degli studenti, ai molti lavoratori precari, alle donne che in questi giorni riempiono le piazze.
Poi penso a Crema, che nel suo “piccolo” ha visto raccontata sulle prime pagine di tutti i media locali la protesta in piazza di una famiglia sotto sfratto (genitori e figlia minorenne) e con una vertenza aperta a seguito della perdita del posto di lavoro del capofamiglia. In Piazza Duomo, per alcune settimane, un presidio formato dalla famiglia stessa e da alcuni “sodali” ha vivacemente protestato chiedendo al Sindaco di trovare una soluzione abitativa.


Tengo a precisare che in passato per ciò che è di mia stretta competenza (lavoro in Caritas e mi occupo di accoglienze di persone con problematiche abitative) non sono mancate le occasioni di dissentire e criticare, credo costruttivamente, alcune scelte di questa giunta ; tuttavia, lavorando a stretto contatto con i servizi sociali del Comune e partecipando ai consistenti sforzi fatti da ogni singolo operatore per porre rimedio ai numerosi sfratti di singoli e famiglie che stanno colpendo il territorio mi sono chiesto: ma è attraverso la presunta soluzione di un singolo caso che si affrontano questioni ben più grandi e complesse? Possiamo imputare nello specifico a questa giunta e a questo sindaco la responsabilità di un dramma famigliare che ha radici ben più strutturali e soprattutto è in realtà il dramma di molti singoli e molte famiglie? Cosa succederà se, sull’onda del rumore mediatico e forse dell’opportunità politica di alcuni, verrà trovata una soluzione ad hoc? E tra i precedenti sfrattati, chi non è sceso in piazza ad urlare la propria rabbia dovrà pensare di essere stato un ingenuo?
Ognuno è libero ovviamente di protestare come meglio crede, temo però che un certo modo di esprimere il dissenso possa creare un effetto esattamente opposto a ciò che si vorrebbe: la differenza tra i casi sopra citati e questo, fatte salve le condanne ai comportamenti violenti, è quella che passa tra l’interesse collettivo e l’interesse particolare: non vorrei mai che da questo caso possano trarre in qualche modo vantaggio e visibilità tutti a parte la famiglia interessata, alla quale mi risulta siano state proposte delle soluzioni di emergenza, seppur provvisorie.
Ho il timore, e continuo a prendermi il rischio di andare controcorrente rispetto a questa protesta di piazza, che tutto ciò contribuisca a mantenere nascoste le responsabilità della politica in senso ampio, dei partiti avvinghiati nelle loro logiche interne, del vuoto di idee, della mancanza di progettualità, della mancanza di investimento sul futuro e sul futuro cambiamento culturale che ha a che fare con questi temi.
Quanti politici conoscono, ad esempio, le discussioni, le azioni, i dati raccolti sul problema casa e lavoro dai gruppi di progetto del nostro territorio? Quali decisioni sono state prese partendo da una reale analisi dei problemi che riguardano l’intera cittadinanza?
Le domande servono proprio a questo, ad “aprire” i problemi per poi cercare risposte concrete: ecco perché chi pretende risposte immediate a problemi complessi non condividerà questo intervento e preferirà forse le vecchie soluzioni “all’italiana”.
Allora un’ultima domanda, nella speranza non appaia un’eresia: e se fosse possibile conciliare concretezza e progettualità?
A Crema tra qualche mese ci saranno le elezioni: sarebbe bello e utile sapere come la pensano su alcune questioni i futuri candidati sindaco.

2 commenti:

  1. Qualche giorno fa mi sono fermato a parlare con loro ed è emersa la stessa questione: la via tecnica alla risoluzione di questi temi non esclude la via politica, anzi dipende da essa. ma spesso diventa il paravento che nasconde un'assenza politica di fondo sulle scelte prioritarie per il futuro.
    Un po' come i tagli lineari apportati dalle manovre finanziarie: si taglia tutto di un pezzo, perchè non si decide (o non si vuol decidere) cosa va tagliato e cosa va invece potenziato.
    E alla fine l'ultima trincea è la solita frase: "siamo in crisi, mancano i fondi, che vuoi fare? O mangi 'sta minestra...."

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  2. Venerdì 15 Luglio i fatti hanno purtroppo confermato quanto ho scritto nel post: ero in Via Cremona durante il tentativo di esecuzione dello sfratto ed in tutti i sensi ho visto rappresentata la città ed il paese che non vorrei...
    Vi risparmio i commenti della gente attorno che di certo non solidarizzava e forse non poteva solidarizzare ascoltando gli slogan dei manifestanti (alcuni contro Biagi e D'Antona) e l'intervento di alcuni (vecchi)pseudo politici non ancora maturi: sarebbe questo il nuovo? è così che vogliamo ricostruire? Confermo: il dramma famigliare rimane sullo sfondo: altri ne stanno approfittando...

    Massimo

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