Da www.gruppoabele.org
L'Italia è prima in Europa, e terza nel mondo, per volume di denaro speso dai cittadini nel gioco d'azzardo. Il fatturato del settore corrisponde al 4% del Pil nazionale, e nel 2010 ha superato i 76 miliardi di euro. Si stima che il comparto dia lavoro a 120mila persone, attraverso circa 5mila aziende.
Una
vera miniera d'oro per lo stato, che controlla il mercato dell'azzardo tramite
l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli? Non proprio, soprattutto se guardiamo
al sistema dei giochi su internet, recentemente liberalizzato con il dichiarato
intento di rimpinguare le casse pubbliche: solo l'1,8% dei proventi va
all'erario, con il caso limite dei Casinò on-line, che versano lo 0,1% del
totale giocato.
Altissimi invece i costi, sia in termini di contrazione di
altri tipi di consumo - penalizzati dal dirottamento della spesa delle famiglie
sull'azzardo - sia, soprattutto, a livello umano e sociale. Il gioco compulsivo
è considerato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità una vera e propria
"malattia sociale", e in Italia a soffrire di questa forma di dipendenza
sarebbero più di 700mila persone. Una cifra che rischia di aumentare, visto il
progressivo ampliamento del pubblico coinvolto: dai giovanissimi, alle
casalinghe, alle persone in difficoltà economica che cercano nelle lotterie una
via di fuga dai problemi quotidiani e la speranza di un miglioramento
"improvviso" delle proprie condizioni di vita.
"Lasciateci sognare" recita lo
slogan più recente ideato per pubblicizzare il "Superenalotto". E se fosse
invece il momento di aprire bene gli occhi sui pericoli e le contraddizioni di
questa realtà? Ci ha provato la puntata del 17 febbraio di "Fuori Tg", il
programma di approfondimento in onda su Rai Tre. Fra gli interventi, insieme a
quelli del giornalista Antonio Maria Mira e del Sociologo Maurizio Fiasco, anche
uno del vicepresidente del Gruppo Abele, Leopoldo Grosso.
Nessun commento:
Posta un commento