sabato 3 novembre 2012

SOLI DAVANTI ALLA CRISI


In un momento di crisi e di difficoltà è fondamentale non abbandonarsi alla disperazione, scaricando il proprio problema sulle spalle di chi ci sta accanto.  E’ però altrettanto importante non sentirsi autosufficienti e pensare di “dovercela fare” a tutti i costi da soli, senza mai chiedere aiuto, anzi pensando di dover essere “sostegno” indispensabile per chi ci sta accanto, responsabili unici dei loro destini.
In questi giorni è ricorrente sentir parlare di crisi: crisi personale, crisi di coppia, famiglia in crisi, crisi aziendale, crisi sociale, crisi economica, paese/nazione in crisi.
Da più parti si levano voci di lamentela, urla che accusano, risentimento verso coloro, sempre altri, che sono ritenuti responsabili, colpevoli. La richiesta di aiuto degrada presto in pretesa di soddisfazione del proprio bisogno. La condizione di disagio diventa motivo di recriminazione, denuncia di un diritto negato, manifestazione accesa di ingiustizia subita.
Poi c’è qualcuno che non ci sta, che non vuole accodarsi nella lamentela e che cerca di “darsi da fare” per non subire la situazione. Ci si industria nella ricerca di qualche soluzione alternativa. Si costruiscono progetti per trovare strade nuove per se e per le persone che condividono la situazione di disagio.
Queste persone sono importanti, indispensabili, sono una ricchezza per la comunità, ma spesso, troppe volte, solo lasciate sole. Non adeguatamente sostenuti e accompagnati questi soggetti si “sentono soli” e si fanno carico, portano sulle loro spalle la loro condizione e la preoccupazione per gli altri.  
C’è il rischio che si venga a creare una condizione per cui chi vuole darsi da fare, chi vuole impegnarsi si esaurisca in poco tempo, dopo aver dato fondo a tutte le proprie energie migliori.
Il risultato è che la comunità perda il contributo di un soggetto attivo con l’elevata probabilità questi si vada ad aggiungere alla schiera delle persone disilluse, demotivate, esaurite, che “aspettano” che qualcosa succeda.      
Allora è meglio che ci si accorga di chi è ricchezza nei nostri luoghi di vita. 
Impariamo a sostenere questi “punti di riferimento” per permettere loro di “prendere fiato”, di non “bruciarsi” perché troppo esposti alle pressioni della situazione critica e schiacciati dalle richieste di chi si “avvinghia” ai pochi che sanno dare ascolto, aiuto e vicinanza.
Il peso della crisi è meno opprimente se siamo in tanti a portarlo, se ci sosteniamo a vicenda, se ci diamo il cambio, se accettiamo di non essere “invincibili” e riconosciamo l’importanza di doverci ricaricare per poter ritornare a dare il meglio di noi stessi  sulle “lunghe distanze” che questa crisi richiede. 

Nessun commento:

Posta un commento