venerdì 1 novembre 2013

BELVE IN CITTA'

Non mi capita spesso di andare a Milano. 
Io ho un’idea “alta” di Milano. Una città dinamica, vivace, ricca di opportunità, multiculturale, … accogliente, soprattutto ora dopo la svolta a sinistra avvenuta con il Sindaco Pisapia. Forse il confronto con la mia piccola cittadina di provincia mi porta ad avere, per contrasto, un’immagine idealizzata della metropoli: luogo di civiltà, di progresso, …
Poi mi capita di essere in metropolitana. Sale una signora “distinta” con in braccio un cagnolino. A dire il vero l’animale è bruttino e non ispira particolare simpatia.
La signora si siede accanto a me. Continua a tenere tra le braccia il suo cane.  Il muso un po’ umidiccio del cane sfiora la manica della mia giacca. Mi faccio piccolo piccolo per evitare qualsiasi contatto. 
Il cane è agitato e la signora inizia un dialogo irreale con l’animale: “Sei spaventato tesoro? Non aver paura. Il viaggio dura poco. Calmo tesoro. Vedrai che dura poco”.
Non so voi, ma io in queste occasioni mi sento un po’ a disagio nel vedere una signora parlare al suo animale di compagnia come ad un figlio, ad un nipotino. Va bene l’amore per gli animali, però credo ci siano dei limiti insuperabili nella relazione tra un essere umano e un animale di qualsiasi genere.
Cerco di attenuare e contenere i miei (pre)giudizi pensando che forse la signora è sola, triste e che magari nel piccolo cagnetto ha trovato un compagno, un motivo di impegno, una forma per “compensare” altre mancanze. Una scusa per alzarsi al mattino, per uscire di casa, per non stare tutto il giorno a guardare la televisione, ….
Poi tutto crolla.
Ad una delle tante fermate tra San Donato e Centrale sale un mendicante, un barbone.
E’ un vecchio malconcio e insicuro sulle gambe. Avanza appoggiato ad un bastone e con l’altra mano tiene quello che una volta era un walky cup di coca cola e che ora è divenuto un contenitore per eventuali e improbabili elemosine.
Il cane vede il clochard prima di tutti. L’animale si mette subito a ringhiare e si agita tra le braccia della sua padrona. La signora si agita a sua volta e per giustificarsi con le altre persone che assistono alla scena se ne esce con la seguente frase: ”non li sopporta quelli li che chiedono l’elemosina. Non li può vedere. Fa sempre così quando li vede. Proprio non li tollera”.
Il cane continua a manifestare il suo nervosismo e incomincia ad abbaiare. La signora lo stringe più forte, gli accarezza la testa: “calma tesoro, adesso va via quello li, vedrai che adesso va via”.
A questo punto la distinta signora, a mezza voce ma in modo chiaro per farsi sentire dagli astanti, raggiunge un livello altissimo: “Cazzo sbrigati, vattene via, dai vai vai, vai via”  riferendosi al vecchio e “Piano tesoro, piano, buono, … se ne va quello li. Lo so che non li puoi vedere quelli li” accarezzando l'animale.
Il metro arriva alla fermata: senza prendere una sola moneta l’anziano scende e il problema sembra risolto.
La signora tira un respiro di sollievo. Il cane si rilassa. Tutto sembra tornare alla normalità.
Ma quale normalità? E’ normale che un disgraziato essere umano possa diventare elemento di disturbo per un agiato cagnolino? E’ normale che l’affettuosità, la cura, la premura che la signora usa con il suo cane diventi astio, aggressività, disprezzo per il mendicante?
Sul quel metro ho visto una bestia ringhiare e una “belva” che la teneva tra le braccia.     

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