mercoledì 17 giugno 2015

L'ASSEDIO



Dall’inizio del 2014 ad oggi quasi duecentomila migranti sono sbarcati in Italia, o sarebbe meglio dire in Europa, in fuga da guerre, fame, miseria. Non sappiamo se sono profughi, almeno non fino a quando una commissione non sarà in grado di accertarlo. Sono tutti richiedenti asilo e come tali, secondo la legge, devono essere accolti sino a quando il loro status non sarà certificato.
Il termine “invasione” è stato ed è frequentemente adoperato per descrivere quanto sta avvenendo o più probabilmente per destabilizzare l’opinione pubblica in funzione anti-migranti anche se il numero degli sbarchi, a fronte di un paese di 60 milioni di abitanti e di un continente di 500, non giustificherebbe in alcun modo l’utilizzo di tale termine.
I presunti invasori hanno la scabbia, sono sporchi, minacciano la nostra sicurezza, vogliono i nostri soldi, in larga parte scappano da fame e miseria (che son cose brutte ma non come la guerra), spesso hanno una fede diversa dalla nostra, qualche volta sono pure terroristi: insomma, sono il motivo della crisi economica da cui non riusciamo a riprenderci, sono la ragione degli innumerevoli episodi di corruzione e malgoverno che da anni mortificano il paese, sono la causa di anni di riforme non fatte, il motivo per cui in Italia non si fanno figli, l’anello di congiunzione tra politica e malavita, la spiegazione di milioni di disoccupati. E l’elenco potrebbe continuare.

Sono in molti a credere a questa versione che a qualsivoglia mente capace di ragionare apparirebbe come una parodia: amministratori di vari colori politici ad esempio, che non accolgono perché i guru di partito lo vietano esplicitamente o perché sul territorio sarebbe politicamente sconveniente anche se nelle intenzioni si sono sempre ispirati a certi valori; cittadini di varia provenienza e cultura, anche molti cristiani, che il Vangelo preferiscono ascoltarlo quei dieci-quindici minuti durante la celebrazione della Domenica e poi, all’’atto di esprimere un parere o attivarsi fanno prevalere nel migliore dei casi la ragion pratica, l’opportunità di starne fuori perché ci sono già troppi problemi da risolvere. E così anche qualche sacerdote…testimone per niente credibile della Chiesa che rappresenta e della strada che un Pontefice coraggioso e profetico sta faticosamente cercando di indicare.
Appare chiaro allora che si tratta di un assedio, non di una invasione: l’assedio è generato da questo pensiero disumanizzante, da questo approccio protettivo, difensivo, che sfrutta il panico per poter giustificare il male che porta in seno; siamo talmente sotto assedio che persino persone di buon senso, persone oneste, cominciano a nutrire dubbi; non li dovrebbero avere se solo guardassero a come hanno sempre vissuto, a come sono stati educati, alle scelte che fanno quotidianamente e invece li hanno in questa condizione di assedio, nella sovraesposizione mediatica di un ragazzotto in carriera che mette i brividi per questa profonda e sempre più diffusa incapacità di vestire i panni dell’altro. Viene quasi da pensare che se il diavolo esistesse per davvero, se satana potesse manifestarsi sotto forma di pensiero, sarebbe esattamente questo, un pensiero che travolto dai dubbi diventa indifferenza e uccide, abbandona, rende l’uomo animale in una doppia direzione: lo tratta come tale e si approccia ad esso con la brutalità della bestia.
D’altra parte basterebbe rileggere qualche pagina di René Girard per accorgerci che la storia dell’uomo è contrassegnata dalla logica del capro espiatorio secondo la quale la collettività, scaricando su uno o più soggetti la violenza/insofferenza che oppone ciascuno a tutti gli altri, placa i conflitti e li supera, almeno temporalmente, fino ad una nuova crisi ed alla necessità di trovare un nuovo colpevole.
Resta da comprendere come ci si difende da un assedio perché fatto questo potrebbe non esistere più alcuna invasione ma “solo” una storia da tentare di governare, un tempo in cui decidere e non subire, premettendo magari che ci sono eventi e fenomeni più grandi di noi, che possiamo solo “accompagnare”, che dobbiamo “accogliere”.

Respingere l’assedio ci spinge fino in fondo a chiederci davvero chi siamo.

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