sabato 26 novembre 2011

UNA TESTA E UN VOTO

L’amore conta,…. anche quando finisce

C’era una volta un grande amore, di quelli che ti fanno piangere solo a pensarci. Passione, confronto, libertà, rispetto, gelosia, tradimenti. C’era dentro di tutto in quell’indimenticabile storia d’amore. UnaTesta-e-UnVoto ne hanno passate tante, tante per mettersi insieme, tante per tradirsi, tante per lasciarsi. Sì, certo detta così, sembra una delle molte relazioni finite male nel mare della vita ma non è così, perché UnaTesta-e-UnVoto erano così belli da vedersi, così unici, finalmente insieme, a rappresentare per molti e per molto tempo l’ideale dell’amore vissuto e difeso ogni giorno, di quelli che – cascasse il mondo – di qui non si passa.
UnaTesta-e-UnVoto discutevano sempre e su tutto, erano fatti così, si erano conosciuti discutendo animatamente e avrebbero continuato a farlo negli anni a venire. I loro panni non si lavavano mai in casa perché anche sul chi comprava il detersivo, su chi lavava, su quale marca usare e a quale prezzo c’era da mettersi d’accordo e da far sapere a che decisione si era arrivati.
A volte li sentivi urlare fino a tarda sera e ogni tanto facevano paura, non esisteva abbassare i toni: UnaTesta-e-UnVoto non si tiravano indietro quando si trattava di decidere per il lavoro, per scegliere la scuola, pensare alla pensione, andare all’ospedale, curare l’ambiente, gestire i soldi.
Si accusavano a vicenda di pensare ognuno ai fatti propri, si insultavano, si lasciavano, si tradivano. Ma poi, consapevoli del prezzo che avevano pagato per mettersi insieme, riconoscevano che l’unico modo per affrontare tutti i problemi era stare insieme: UnaTesta-e-UnVoto, sempre, comunque.
Poi le cose si complicarono, basta un attimo e non ti riconosci più, e il loro amore fu messo a dura prova, minacciato e quasi costretto a nascondersi dalle gelosie, dalle tentazioni lusinghiere di avventure al buio, da promesse di facili ricchezze, da evasioni passionali e fiscali.
E  più si andava avanti più complicavano le cose. Muri, manifesti, radio, Tv, la rete: tutti approfittavano delle loro debolezze per cercare di spazzare via il vincolo che univa UnaTesta-e-UnVoto come un indissolubile patto d’amore. E ci si sono messi tutti, ma proprio tutti o quasi, ad attaccarli. Perfino gli amici più intimi, compagni di viaggio che hanno combattuto e duramente per farli mettere insieme e hanno resistito a lungo contro chi preferiva vederli morti piuttosto che unirsi stabilmente e crescere dei figli. E vien da dire che molti di loro non ci sono più, altrimenti chissà che penserebbero…Ma qualcuno ancora c’è, o comunque qualcuno che doveva garantire a Una Testa-e -UnVoto che non gli sarebbe mai successo qualcosa di brutto, che nessuno sarebbe mai più riuscito a separarli. Purtroppo non è andata così e quello che sembrava così faticamene costituito è stato frantumato, forse irrimediabilmente.
Ma anche gli altri, gli amici venuti dopo, quelli che dicevano che su di loro si poteva contare, sempre. UnaTesta-e-UnVoto si sono ritrovati invece soli, nella crisi più nera, neanche un messaggino privato, solo l’invito a guardarsi intorno, a cambiare il loro modo distare insieme, ormai superato, a piantarla con la pretesa di voler capire e discutere su tutto, a mettere paletti e questioni, di principio soprattutto. Accusati di essere lenti, di non capire cosa ci chiedono i mercati, di non essere flessibili e di tante altre cose terribili, UnaTesta-e-UnVoto non andarono più insieme neppure al mercato e senza più nemmeno una casa per incontrarsi iniziarono inesorabilmente ad essere indifferenti l’uno all’altro, a guardarsi intorno per distrarsi o godere di nuove compagnie. Dopo anni tormentati e di insofferenza reciproca si sono dunque separati in attesa di divorzio definitivo, non importa se lo chiedono i mercati, non importa se ce lo impone la crisi globale, l’importante è che arrivi in fretta perché ora UnaTesta-e-UnVoto non hanno più niente da dirsi e costruire insieme. Hanno anche trovato un modo veloce per risolvere le questioni legali sulla divisione dei beni e del patrimonio: dimenticare ciò che si è dato e ciò che si è avuto, ciò che si è speso e ciò che si è investito.
Forse così, decisamente più leggeri e senza inutili pesi, riusciranno a uscire dalla crisi.
Ognuno per la sua strada.
E che non facciano l’errore, per vecchie e cattive abitudini, di domandarsi di che strada stiamo parlando, da dove l’abbiamo imboccata e dove ci porta. Men che meno si azzardino a dire che, forse, c’erano anche strade alternative: l’amore conta, ma è finito.

Nessun commento:

Posta un commento