L’amore conta,…. anche quando finisce
C’era una volta un grande amore, di quelli che ti fanno
piangere solo a pensarci. Passione, confronto, libertà, rispetto, gelosia,
tradimenti. C’era dentro di tutto in quell’indimenticabile storia d’amore.
UnaTesta-e-UnVoto ne hanno passate tante, tante per mettersi insieme, tante per
tradirsi, tante per lasciarsi. Sì, certo detta così, sembra una delle molte
relazioni finite male nel mare della vita ma non è così, perché
UnaTesta-e-UnVoto erano così belli da vedersi, così unici, finalmente insieme, a
rappresentare per molti e per molto tempo l’ideale dell’amore vissuto e difeso
ogni giorno, di quelli che – cascasse il mondo – di qui non si passa.
UnaTesta-e-UnVoto
discutevano sempre e su tutto, erano fatti così, si erano conosciuti discutendo
animatamente e avrebbero continuato a farlo negli anni a venire. I loro panni
non si lavavano mai in casa perché anche sul chi comprava il detersivo, su chi
lavava, su quale marca usare e a quale prezzo c’era da mettersi d’accordo e da
far sapere a che decisione si era arrivati.
A
volte li sentivi urlare fino a tarda sera e ogni tanto facevano paura, non
esisteva abbassare i toni: UnaTesta-e-UnVoto non si tiravano indietro quando si
trattava di decidere per il lavoro, per scegliere la scuola, pensare alla
pensione, andare all’ospedale, curare l’ambiente, gestire i soldi.
Si
accusavano a vicenda di pensare ognuno ai fatti propri, si insultavano, si
lasciavano, si tradivano. Ma poi, consapevoli del prezzo che avevano pagato per
mettersi insieme, riconoscevano che l’unico modo per affrontare tutti i
problemi era stare insieme: UnaTesta-e-UnVoto, sempre, comunque.
Poi
le cose si complicarono, basta un attimo e non ti riconosci più, e il loro
amore fu messo a dura prova, minacciato e quasi costretto a nascondersi dalle
gelosie, dalle tentazioni lusinghiere di avventure al buio, da promesse di
facili ricchezze, da evasioni passionali e fiscali.
E più si andava avanti più complicavano le
cose. Muri, manifesti, radio, Tv, la rete: tutti approfittavano delle loro
debolezze per cercare di spazzare via il vincolo che univa UnaTesta-e-UnVoto
come un indissolubile patto d’amore. E ci si sono messi tutti, ma proprio tutti
o quasi, ad attaccarli. Perfino gli amici più intimi, compagni di viaggio che
hanno combattuto e duramente per farli mettere insieme e hanno resistito a
lungo contro chi preferiva vederli morti piuttosto che unirsi stabilmente e
crescere dei figli. E vien da dire che molti di loro non ci sono più, altrimenti
chissà che penserebbero…Ma qualcuno ancora c’è, o comunque qualcuno che doveva
garantire a Una Testa-e -UnVoto che non gli sarebbe mai successo qualcosa di
brutto, che nessuno sarebbe mai più riuscito a separarli. Purtroppo non è
andata così e quello che sembrava così faticamene costituito è stato
frantumato, forse irrimediabilmente.
Ma
anche gli altri, gli amici venuti dopo, quelli che dicevano che su di loro si
poteva contare, sempre. UnaTesta-e-UnVoto si sono ritrovati invece soli, nella
crisi più nera, neanche un messaggino privato, solo l’invito a guardarsi
intorno, a cambiare il loro modo distare insieme, ormai superato, a piantarla
con la pretesa di voler capire e discutere su tutto, a mettere paletti e
questioni, di principio soprattutto. Accusati di essere lenti, di non capire
cosa ci chiedono i mercati, di non essere flessibili e di tante altre cose
terribili, UnaTesta-e-UnVoto non andarono più insieme neppure al mercato e
senza più nemmeno una casa per incontrarsi iniziarono inesorabilmente ad essere
indifferenti l’uno all’altro, a guardarsi intorno per distrarsi o godere di
nuove compagnie. Dopo anni tormentati e di insofferenza reciproca si sono
dunque separati in attesa di divorzio definitivo, non importa se lo chiedono i
mercati, non importa se ce lo impone la crisi globale, l’importante è che
arrivi in fretta perché ora UnaTesta-e-UnVoto non hanno più niente da dirsi e
costruire insieme. Hanno anche trovato un modo veloce per risolvere le
questioni legali sulla divisione dei beni e del patrimonio: dimenticare ciò che
si è dato e ciò che si è avuto, ciò che si è speso e ciò che si è investito.
Forse
così, decisamente più leggeri e senza inutili pesi, riusciranno a uscire dalla
crisi.
Ognuno
per la sua strada.
E
che non facciano l’errore, per vecchie e cattive abitudini, di domandarsi di
che strada stiamo parlando, da dove l’abbiamo imboccata e dove ci porta. Men
che meno si azzardino a dire che, forse, c’erano anche strade alternative: l’amore
conta, ma è finito.
Nessun commento:
Posta un commento